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Pubblicato il 30/05/2019

LA STORIA DEL PARACADUTISTA GIANLUCA CATENARO MORTO IN ADDESTRAMENTO NEL 1994

Avezzano – La vita di Gianluca Catenaro paracadutista DEL 186MO Reggimento Folgore , morto nel 1994 in Spagna durante una esercitazione, è protagonista di un racconto scritto dal giornalista Daniele Imperiale. I genitori, Maddalena e Vincenzo Catenaro hanno approvato commossi la iniziativa.
“Dall’altra parte“, questo è il titolo del racconto di Imperiale, fa raccontare a Gianluca Catenaro la sua vita nell’aldilà nei venticinque anni dalla sua morte. , che l’autore chiama “l’istante”. I suoi genitori hanno da sempre partecipato ad attività istituzionali in collaborazione con le Sezioni Paracadutisti d’Abruzzo, di Avezzano ed in tutta Italia e a Gianluca è stata anche intitolata la scuola di Pescosolido , il suo paese. Il 7 giugno 2019 proprio a Pescosolido ci sarà una cerimonia alla quale presenzierà anche dell’Esercito Italiano. Al paracadutista scomparso venne conferita la croce d’oro quale vittima del dovere dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. “Per noi paracatudisti – spiega Gianni di Giambattista -presidente della Sezione ANPDI di Avezzano – è una grande emozione partecipare a questa presentazione per i contenuti e per l’alto valore che rende alla nostra gloriosa arma nella memoria del Caporal Maggiore Catenaro

LA MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA
“Graduato Paracadutista in ferma volontaria in possesso di elevatissime morali e professionali coniugate con altissimo senso del dovere, forte motivazione e sincero spirito di servizio, nel corso di una importantissima ed impegnativa attività addestrativa internazionale in spagna, – in un contesto operativo caratterizzato da forte realismo – , riceveva, per le peculiari qualità di cui era in possesso, il compito delicatissimo di guidare e fornire sicurezza alla propria unità in movimento in area operativa sconosciuta in paese straniero ed in presenza di altre unità del partito contrapposto”. Mentre con perizia ed intelligenza svolgeva attività di esplorazione anticipando l’autocolonna a tutti gli incroci e svolgendo attenta osservazione nel passaggio di punti tatticamente “pericolosi, in un rettilineo, sempre in testa all’autocolonna a bordo del proprio motociclo, si volgeva più volte indietro per controllare l’andatura dei mezzi della propria unità anche quanto la stessa stava per incrociare un grosso veicolo. In tale particolare frangente metteva a repentaglio la propria incolumità e perdeva tragicamente la vita nell’adempimento del dovere e del compito assegnatogli. Si immolava cosi generosamente per far fronte ad una situazione di potenziale pericolo per i commilitoni che lo seguivano. Chiarissimo esempio di grandissimo altruismo, di totale dedizione alle istituzioni e di sincero spirito di servizio che onora la specialità e l’Esercito Italiano”. Agro Murcia (Spagna), 22 novembre 1994.

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