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Pubblicato il 20/02/2019

LA SVIZZERA PROCESSA UN SERGENTE IN CONGEDO PER AVER COMBATTUTO IN SIRIA

BELLINZONA – È iniziato stamattina il processo militare nei confronti di Johan Cosar, ex sergente dell’esercito svizzero accusato di violazione dell’articolo 94 del codice penale: indebolimento della forza difensiva del Paese. Questo per aver combattuto le milizie dello Stato islamico. L’ex sottufficiale è da alcuni considerato tra i fondatori e leader del Syriac Military Council, le forze armate siro-cristiane impegnate a respingere l’ISIS dalle loro terre. Con lui sul banco degli imputati c’è un altro cittadino svizzero (anche lui di origini siriaNe) accusato di aver arruolato o tentato di arruolare un cittadino elvetico e averne – così cita l’atto d’accusa firmato dal maggiore Roberto Colombi – «favorito e tentato di favorirne» l’arruolamento in un esercito straniero. Cosar ha spiegato i motivi per cui nel 2012 si è recato in Siria.
«Sono partito perché volevo fare reportage giornalistici. Volevo fare informazione, perché tutti i media in quel periodo parlavano della Siria senza avere nessun giornalista sul posto».
Suo padre (anch’esso svizzero) in quell’area era attivo fin dall’inizio degli anni Duemila, diventando vicepresidente del Syriac Union Party: un partito politico molto critico nei confronti del Governo di Assad. Nel 2013 il genitore viene dichiarato morto dal Governo siriano (mentre un rapporto dell’ONU sembrerebbe smentire questa testi e sostenere la possibilità che sia stato rapito dai servizi segreti).

“Mi sono messo a disposizione per istruire i combattenti all’uso delle armi. Ho visto quei ragazzi che volevano difendersi dall’ISIS e mi sono sentito in dovere di aiutarli».

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