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Pubblicato il 08/11/2016

L’ADDIO AL TENENTE COLONNELLO VINCENZO CRISPINO DEL GENERALE MONTICONE

VINCENZO CRISPINO
(Sestio Baculo)

In questo momento oltre al dolore per la perdita di un amico, sento imbarazzo e tristezza perchè, per le vicende irrazionali e incomprensibili della vita, io che sono anziano, saluto uno dei miei ragazzi, uno di quei giovani che hanno servito le Folgore con me.
In ogni famiglia i sentimenti vanno ripartiti in modo uniforme fra i figli e in quella militare un Comandante, alla stregua di un padre, non può avere predilezioni. Tuttavia ammetto che nei confronti di Vincenzo ho sempre nutrito un sentimento di particolare affetto e simpatia. Era l’affetto e la simpatia di un Comandante che sentiva di dover tutelare e guidare Vincenzo. Di doverlo tutelare perchè era vulnerabile per la sua spontaneità e per la sua volontà di fare. Di doverlo guidare affinchè non si esponesse per il suo prorompente entusiasmo. Ma questi miei sentimenti erano anche dovuti al fatto che Vincenzo era un uomo fuori dal coro, che pensava ed agiva in modo estroverso, fedele ai principi in cui credeva o che riteneva giusti e dava fiducia e rispetto solo a coloro che stimava. E proprio per il suo comportamento estroverso aveva il carisma di un Comandante di paracadutisti. Mi piaceva perchè non era un soldatino di piombo rigidamente uguale agli altri, incapace di uscire dai binari che gli venivano tracciati.
Come soldato Vincenzo era il commilitone che ciascuno di noi vorrebbe avere accanto nel pericolo o in situazioni critiche, perchè si aveva la certezza di non venire mai abbandonati perchè aveva la lealtà dei puri e degli entuisiasmi. Ed è proprio per il suo entusiasmo e la sua onestà che il suo spirito di servizio è stato incrollabile anche nei momenti meno felici della sua vita militare. Sembrava che le avversità non lo scalfissero.
Ultimamente mi ha parlato delle figure di uomini e di Comandanti che lui considerava come riferimento morale e aveva preso ad esempio. Erano quelle di centurioni e in particolare quella del centurione Sestio Baculo, delle legioni dell’antica Roma. Dobbiamo riconoscere che Vincenzo è rimasto fedele allo stile dei personaggi che aveva eletto a esempio, perchè il modo estroverso e spregiudicato che aveva nell’affrontare la quotidianità ricordava quello dei centurioni. Di quelli delle legioni romane che si erano guadagnati il grado con il coraggio e
di quelli usciti dai reggimenti parà d’Algeria che comandavano con il carisma e l’esempio.
Per questo sono certo che Vincenzo vuole essere ricordato da noi per ciò in cui ha creduto e per ciò che è stato: un centurione coraggioso, carismatico, leale.

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