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Pubblicato il 17/11/2022

LANCIO AD EL ALAMEIN: “HO VISTO PARACADUTISTI CHE..”

di Gabriele Giglioli

Sono uno di quei pochi fortunati che, hanno avuto la ventura di poter onorare i nostri Caduti ad El Alamein, facendo un lancio FDV sopra le postazioni della Folgore. Penso che sia naturale il mio orgoglio, la mia felicità, per essere riuscito a coronare questo sogno; penso che tutti i Paracadutisti in cuor loro capiscano perfettamente ciò che voglio dire. Quello che nessuno può immaginare è ciò che ho visto, ciò che ho vissuto, quello che è stata questa settimana in Egitto.

Ho visto un gruppo di Paracadutisti, di tutta Italia, di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali, ritrovarsi in Egitto con l’intento di onorare i Caduti nell’ LXXX anniversari della battaglia. Vite diverse, esperienze diverse, ma solo un obiettivo. Conoscevo pochi di loro, gli altri li ho conosciuti sul campo, e che conoscenza ho fatto.


Ho visto l’impegno, la fatica, l’incertezza, la rabbia…la volontà. C’era gente di noi, ed io sono il primo, con una forma fisica discutibile, ma nessuna resa. Ho visto un Camerata partito da casa con un brutta lesione ad un ginocchio, che ha partecipato ugualmente, non si è tirato indietro, anzi, qualcuno ha dovuto mettergli un freno, perchè rischiava di farsi ancora più male e fallire l’obiettivo. Il gruppo ha fatto quadrato, lo ha schermato, lo ha protetto, cercando di nascondere i suoi problemi agli istruttori.Lui doveva saltare. Non si è tirato indietro e addirittura si è fatto male ad un muscolo del braccio nel recupero alla torre. Nemmeno una parola: è andato al lancio.


Ho visto un’altro Camerata prendere una distorsione ad una caviglia, ma nemmeno una parola. E’ andato al lancio. Ho visto altri con ematomi dappertutto e sono andati al lancio. Ho visto chiunque poteva dare una mano, dare una mano; ho visto la complicità; ho visto il cameratismo; ho visto la fatica, i dubbi, la tristezza, e subito dopo l’entusiasmo, la gioia e la forza che ognuno a ritrovato dentro se stesso. Ho avuto momenti bui ed un Camerata se n’è accorto e mi ha rasserenato, mi ha spronato, mi ha aiutato. Ho visto gli sguardi incuriositi degli istruttori piano piano cambiare, fino a leggerci una punta di ammirazione: avevano capito che il nostro obiettivo non era per noi, ma era per Loro, i nostri Leoni. Hanno capito, che eravamo Paracadutisti come loro, stessi Valori e ognuno pronto a sacrificarsi per gli altri e per l’obiettivo comune. Ho visto la tristezza nello sguardo di chi non è stato ammesso al lancio e non avrebbe potuto onorare i Caduti come avrebbe voluto.


Ho visto commemorare la memoria si uno di noi prematuramente scomparso, Federico avrebbe voluto essere li, ed era lì!.**


Ho respirato l’atmosfera che si crea in aeroporto, in attesa d’imbarco, la tensione della preparazione, la felicità dell’entrare nel ventre del vecchio amico, il C-130; gli sguardi, l’eccitazione, mista a concentrazione. Sorrisi, battute, scambi di impressioni…ricordi. L’incredulità di essere ancora lì, dopo quaranta anni a sfidare la paura, ignorarla, inibirla e saltare nel vuoto, con scarsa agilità sicuramente, ma con la determinazione di sempre. Il silenzio, l’aereo che si allontana, i Camerati attorno a te e l’immensità del deserto sotto di te; il deserto di El Alamein…e cominci a realizzare ciò che sta accadendo. 800 metri di discesa e poi toccare finalmente quella sabbia…quella terra sacra.


Togliere l’imbracatura, inginocchiarsi, raccogliere un po’ sabbia, metterla in un sacchetto per portarla a casa e donarla a chi era con te con il cuore, ma è dovuto restare a casa. Inginocchiarsi ed accorgersi di avere gli occhi pieni lacrime, lacrime che bagnano la sabbia, e non puoi fare a meno di pensare che, quelle lacrime si mischieranno con quelle che hanno versato i nostri Ragazzi. Ho incontrato i miei Camerati, sguardi fieri, felici ed occhi magnificamente lucidi….e pensi: questi sono Paracadutisti, ed io, sono l’ultimo di loro, ma uno di loro. Sono un Paracadutista Militare e ne sono orgoglioso, ma qui c’erano dei Paracadutisti senza stella, che non hanno niente da invidiare a chi ha prestato servizio in Brigata, Paracadutisti con tutti gli attributi giusti, con i Valori giusti dei Fratelli. Con loro sono stato al Sacrario, ho visto ancora occhi lucidi, ho visto toccare i nomi sulle lapidi, come per cercare un contatto, ho visto sguardi sconvolti dalla crudeltà con cui questo Luogo ti presenta questa legione di anime.


Ho sentito l’eco che risponde al grido Folgore, dandoti l’illusione di aver avuto una risposta da quell’angolo di cielo. Ho visto due generali mischiarsi con noi, come se fossero uno di noi.
Paracadutisti tra Paracadutisti: ho visto la felicità nei vostri occhi, Fratelli miei, la felicità per aver realizzato un sogno, di aver fatto questo umile gesto.


Ho conosciuto gente che ha fatto questo piccolo gesto di purezza, senza secondi fini, solo per onorare i nostri Leoni.

Ho conosciuto dei ragazzi giovani che hanno assimilato perfettamente i nostri Valori, che mi fanno pensare che c’è ancora speranza, che Porteranno avanti la nostra Bandiera e che la sapranno consegnare ad altri giovani, così che il poco che abbiamo fatto noi e l’immensità che hanno fatto quelli prima di noi, non vada perduto.

Io ho visto e vissuto tutto questo in una sola settimana, tutto questo ha per me un valore immenso; un Paracadutista vuole questo, vive per questo, un Paracadutista mette sempre gli altri davanti a se stesso. Questo è lo spirito che ci ha guidato, il nostro unico e vero obiettivo; ogni altro commento, secondo me, è completamente fuori tema. Resettiamo, il nostro mondo: basta polemiche e guerre, facciamo quadrato e dimostriamo a questo mondo che siamo migliori. FOLGORE!

** nota della redazione: la foto sotto riprende i Paracadutisti romani che hanno ricordato Federico Capasso, loro Camerata col quale hanno condiviso tante avventure, scomparso per una malattia senza scampo, seppellendo all’Himeimat un suo ricordo. Avrebbe voluto esserci e loro ce lo hanno portato.

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