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Pubblicato il 03/11/2022

LANCIO SU EL ALAMEIN: I PENSIERI DI CHI C’ ERA

nota della Redazione: stavolta i Paracadutisti italiani hanno avuto dalla loro anche un pò di Fortuna

di Roberta Cermaria ( Roma)


La prima volta che ho letto del “Lancio ad El Alamein” pensavo si trattasse di un libro o documento di un Leone della Folgore. E invece no. L’invito era rivolto a tutti i paracadutisti in attività che avessero voluto realizzare un sogno. Fu allora che decisi che io, paracadutista senza stella, sempre guardata dall’alto in basso, avrei partecipato ad ogni costo.

Inizia così la snervante lotteria del “dobbiamo raggiungere il numero minimo altrimenti non si parte”, adoperandomi nel diffondere la novella tra le amicizie alate. Miracolosamente si raggiunge il numero e si parte. All’aereoporto incontrare gli sguardi degli altri paracadutisti è stato elettrizzante; ancor di più l’abbraccio riservato ad ognuno di noi da parte di Walter, quasi a sugellare la risonanza di ciò che stavamo per compiere.

Il giorno del lancio, dolorante in ogni brandello di carne a seguito del ricondizionamento egizio, ma raggiante per il salto che stavo per realizzare, ho pensato a mio padre, paracadutista anch’egli che, solo 10 anni fa, sorrideva fiero ed orgoglioso nella foto di gruppo davanti al Sacrario; ho pensato a Federico, nostro amato Istruttore prematuramente scomparso, primo ad
iscriversi nella lista di coloro che avrebbero onorato i Leoni della Folgore.
Il lancio che è seguito non si può descrivere, tanta l’emozione di ammirare il deserto dall’alto e tanto il suggestivo turbamento del vuoto assoluto una volta in piedi. Che dire? L’esperienza più bella della vita mia, senza voler essere banale.

Un grazie speciale lo riservo a Walter, il nostro condottiero, che ha reso realizzabile l’avventura.
Provo, invece, rammarico per tutti coloro che, per denaro, paura o dispetto si sono negati il sogno.
In futuro, forse, sarà replicabile, ma il 20 OTTOBRE 2022 NOI C’ERAVAMO.

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