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Pubblicato il 08/04/2021

LE FORZE ARMATE ITALIANE IN NIGER E IN MALI: AREE INFESTATA DA BANDE ARMATE

sopra: il simbolo della missione comandata dal generale paracadutista Alessandro Grassano   in Niger e sotto l’area di intervento in Mali dove opereranno 200 soldati italiani insieme al contingente a guida francese.

 

L’ITALIA IN NIGER
Il generale di Brigata, acquisitore obiettivi paracadutista Alessandro Grassano si è insediato da pochi giorni alla guida della missione MISIN sostituendo il parigrado della aeronautica militare Maurizio D’Andrea. L’impegno italiano in Niger dura da almeno due anni. I nostri militari si occupano principalmente dell’addestramento delle forze di sicurezza e dell’esercito. Nel 2020 è stata terminata la formazione di un battaglione di Paracadutisti a cura della Brigata Folgore.

UNA REGIONE TURBOLENTA

Per avere una idea di come la situazione sia “calda”, basti pensare che il presidente del Niger eletto lo scorso febbraio, insediatosi il 2 aprile, è già stato vittima di un tentativo di colpo di Stato.

Questo fatto si somma alle manifestazioni dell’opposizione, che non riconosce i risultati delle urne e alle violenze islamiste che, dopo un periodo di tregua, hanno causato parecchie decine di morti nelle ultime settimane.

Da mesi l’intera area del Sahel è sotto pressione del gruppo islamista denominato SIGS , in particolare in Niger e sulla città di Tassara, che è controllata da gruppi armati arabi e rappresenta uno snodo importante per il controllo delle vie del commercio e di vari traffici , dalle armi alla droga, verso l’Algeria, la Libia o il Marocco- e la città di Gao, a sud.

Da qui nasce l’impegno dell’Italia perchè il governo nigerino sembra non essere in grado di controllare i focolai di rivolta armata

L’ITALIA IN MALI SOTTO PATROCINIO FRANCESE

Il Ministro della Difesa italiano ha preannunciatio l’invio di un contingente delle nostre forze armate nell’area di Menaka, nell’est del Mali (non lontano dal confine con il Niger), dove è presente una base avanzata temporanea dell’operazione a guida francese Barkhane, mentre un altro gruppo dovrebbe arrivare sul posto entro la fine di marzo, per essere pienamente operativi entro la fine dell’anno. Secondo quanto dichiarato, la missione non prevede l’impiego di forze speciali.
Niamey , sede della missione guidata dal generale Grassano , MISIN, rimarrà la piattaforma logistica di rilancio dove il comando di area gestirà la task force in Mali .
Scopo del nostro intervento sarà di due tipi: coadiuvare le forze armate del posto e dare sostegno alla popolazione , per cercare di arginare flussi migratori e terrorismo, sulla falsariga della formula sperimentata dai “PRT” in Afganistan, dove il comando militare si occupava delle realizzaizone di progetti a favore dei civili.

L’ IMPEGNO DELL’ ITALIA
Come previsto dal decreto missioni il dispositivo nazionale prevede l’impiego di velivoli di protezione, con 20 mezzi e materiali terrestri e otto mezzi aerei e 200 uomini. Il costo sarà di circa 16 milioni /( scarsi) di euro. Nell’area saranno contemporaneamente presenti,. quindi, sia interventi bilaterali – come Misin in Niger- sia sotto egida Onu e Ue. Per questo la delibera del parlamento cita la possibilità di “supporti associati da e per le altre missioni insistenti nell’area”, così come “gli assetti nazionali, integrati all’occorrenza da unità delle forze speciali, potranno essere eventualmente impiegati a supporto delle attività di tali missioni”. La task force sarà inizialmente a comando francese ma è probabile che si opterà per una rotazione semestrale del comando tra i Paesi aderenti.

I FRANCESI IN FORTI DIFFICOLTA’

La Francia, la cui presenza militare nel Sahel ha sollevato un diffuso sentimento popolare anti francese, subisce pressanti richieste in parlamento per una riduzione degli effettivi sul campo. 55 soldati sono caduti dall’inizio dell’operazione Serval, nel 2013. Emmanuel Macron ha dichiarato di voler ridurre la presenza francese grazie ad un allargamento europeo della coalizione finora sostenuta dal G5 Sahel (Mali, Ciad, Burkina Faso, Niger e Mauritania), per condividere i costi logistici e umani. E’ anche montata una forte diffidenza sulla capacità dei militari di stanza nel Sahel, al punto che il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, ha definito la presenza della missione Barkhane nell’area un “relativo e condiviso fallimento”, e ha aperto ad una riduzione delle truppe terrestri francesi, dietro richiesta di mantenere le forze aeree. In questo contesto si inserisce la presenza italiana.

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