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Pubblicato il 27/02/2016

LIBIA: BASTA MANDARE LE FORZE SPECIALI ?

di Walter Amatobene

l’Isis ha spostato il suo quartier generale in Libia, praticamente casa nostra. Il Paese è nel caos dal 2011, quando la Francia creò in modo incosciente se non criminale il vuoto del dopo-Gheddafi che -tra l’altro-proteggeva l’Italia grazie a un accordo contro l’ondata migratoria. Intesa pragmatica, col naso turato magari, ma efficacisima. Così come efficace fu la politica economica che incrementò la presenza in Libia di nostra aziende leader. Ora tutti prendono l’iniziativa meno che il nostro Governo. Per scongiurare che l’Isis si radichi in Libia più di quanto non abbia fatto finora, americani, inglesi e francesi hanno già mandato truppe speciali sul campo. L’Italia tentenna ed attende gli eventi, anzi li segue -come sempre, combattuta tra le risse parlamentari dei nostri politicanti sgrammaticati, senza cultura , inquisiti o canterini e la voglia di sapere come fare il meno possibile col massimo rendimento. Miopia diplomatica o mediocre e politichese dilettantismo? Abbiamo consentito agli americani di utilizzare Sigonella per far partire i droni, ma ci siamo riservati l’autorizzazione caso per caso. Pensate ad immaginare la procedura. Una foglia di fico. Non ci sarebbe nulla da nascondere, eppure siamo costretti a simulare una fermezza che non abbiamo mai avuto e che in questo caso, con emergenze militari in corso, è impossibile da realizzare. L’Italia, dice l’esecutivo, aspetta che si formi un governo che ci chieda di mandare le nostre truppe speciali. I nostri reparti speciali sono tra i migliori del mondo, non solo nell’addestramento in cui i carabinieri del Tuscania e della II Brigata Mobile rappresentano un’eccellenza nella eccellenza. Quasi certamente la presenza di reparti speciali sarà utile per proteggere impianti petroliferi, ma è certo che i nostri uomini sono perfettamente in grado di entrare in azione contro l’Isis.
Dalla fine della nostra esperienza coloniale, siamo ancora il Paese più amato dai libici e le grandi potenze sembrerebbero orientate a riconoscerci questo ruolo. I francesi, però , non gradiscono la nostra egemonia petrolifera in Libia . La guerra contro Gheddafi del 2011 non è nata per caso. Il nostro governo e il nostro parlamento sono a un bivio: o ci assumiamo le nostre responsabilità, anche correndo i rischi relativi di rappresaglia, o affidiamo agli altri la nostra difesa, magari – dice Bruno Vespa- facendo proteggere la basilica di San Pietro da un contingente dell’Onu…

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