Pubblicato il 10/08/2016
LIBIA- IL GENERALE BERTOLINI: TEMPI LUNGHI PER LA NORMALIZZAZIONE
Nonostante l’ottimismo ostentato da Tripoli, rimangono forti perplessità su una veloce normalizzazione della Libia come conferma il generale Marco Bertolini, fino a poco settimane fa al vertice del Comando operativo interforze, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Non c’è ombra di dubbio: non basterà a risolvere il problema di quella manifestazione febbrile che è Sirte che, ripeto, è una realtà limitata. E poi, non sappiamo cosa andremo a fare nell’est del Paese – parlo della costa – nell’ovest e soprattutto, quello che faremo nel sud.
D. – Si sente parlare, anche con una certa leggerezza, di interventi diretti in Libia per cercare di dare una svolta alla situazione e mettere fine a questa situazione di conflitto che ormai dura da cinque anni, in buona sostanza. Secondo lei, è una cosa sensata?
R. – Senta: “interventi diretti”, a favore di chi? Questo è il problema. In Libia, non è che ci sia un governo… Sì, c’è il governo di Al Sarraj che è quello supportato dalle Nazioni Unite, però ci sono anche delle realtà diverse che prendono le distanze da Al Sarraj. Abbiamo sentito che Haftar ha criticato l’intervento statunitense… Obiettivamente, non è come un intervento in Afghanistan, dove il governo ha voluto la comunità internazionale e a questo punto la comunità internazionale – tra cui anche noi – è intervenuta a loro supporto. Qua è una situazione molto più complessa. Se intervento ci dev’essere, dev’essere risolutivo, non un intervento che – anzi – aumenti ancora di più le differenze e le chiusure che ci sono fra le varie parti. E queste sono tutte realtà che poi si troveranno a dover governare insieme la Libia cosiddetta “liberata” o “normalizzata”. Noi dobbiamo fare in modo che arrivino assieme a elaborare una strategia, con il nostro aiuto. L’intervento militare dev’essere condotto sempre con molta attenzione e con molta prudenza.