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Pubblicato il 22/04/2015

LIBRO BIANCO DELLA DIFESA: APPROVATO IERI DAL CONSIGLIO SUPREMO. 150MILA MILITARI ENTRO IL 2024

ROMA- Il Consiglio supremo di Difesa ha approvato oggi un nuovo documento di politica militare per i prossimi 15 anni che sposta l’attenzione principale dell’Italia verso il Mediterraneo, prevede una legge pluriennale per gli investimenti nel settore degli armamenti per dare certezza alle aziende e punta al ringiovanimento delle forze armate.

Il nuovo Libro Bianco della difesa arriva dopo quello del 2002 ed è stato elaborato in circa un anno di lavoro, hanno detto a Reuters le fonti, dopo un’ampia consultazione pubblica in cui sono state ascoltate per la prima volta, oltre ai rappresentanti delle forze armate, delle industrie del settore difesa, di accademici ed esperti di relazioni internazionali, anche le associazioni pacifiste.

Il Consiglio supremo di Difesa, si legge in un comunicato diffuso in serata dal Quirinale, ha auspicato l’eliminazione delle sovrapposizioni e la razionalizzazione di organici e competenze, e ha “espresso il proprio incoraggiamento a valutare con particolare attenzione il ‘modello operativo’ (struttura, capacità e modalità di impiego dello strumento militare), che potrebbe dover essere profondamente e rapidamente innovato rispetto a quello attuale, in ragione della duplice esigenza di far fronte con efficacia alle nuove minacce e di rispettare i vincoli di bilancio”.

Il documento non contiene cifre, ma indicazioni di politica militare, che saranno poi tradotte nei prossimi mesi prima in un “business plan” e poi in strumenti di legge.

Il Libro Bianco indica come “area di prioritario interesse nazionale” quella Euromediterranea, prefigurando la capacità di compiere operazioni “full spectrum” (dagli interventi umanitari agli interventi di stabilizzazione fino a offensive vere e proprie), e con l’ambizione di assumere la leadership militare nella regione, senza però rinunciare agli impegni già sottoscritti per aumentare in prospettiva la propria quota di spesa militare.

“L’esigenza non è quella di ridurre la spesa militare, ma di riqualificarla”, dicono le fonti.

Per fare delle forze armate italiane uno “strumento militare regionale” servono comunque soldati e mezzi, e il Libro Bianco non prevede ulteriori tagli al personale oltre a quelli già dettati dalla cosiddetta Legge Di Paola del 2012, che prevede di arrivare a 150.000 militari entro il 2024 (erano 183.000 a fine 2012 e saranno 170.000 a fine 2015).

L’obiettivo è invece quello di ridurre l’età media dei militari, per rendere più facile utilizzarli sul campo. Come? Aumentando il personale a ferma breve rispetto a quello in servizio permanente (ben l’87% della truppa).

Per garantire mezzi militari all’altezza delle “nuove” forze armate, la Difesa vuole poi “assicurare ragionevole stabilità nel tempo agli investimenti” delle aziende del settore, e dunque evitare vicende come quella legata all’acquisto degli F35, con il Parlamento in polemica col governo sul taglio dei caccia. La soluzione è quella di affidare a una legge pluriennale – che copra almeno 6 anni – gli investimenti, con la possibilità di correttivi sulla base delle condizioni macroeconomiche.

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