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Pubblicato il 30/06/2021

L’ORO BIANCO DELL’AFGANISTAN: IL MARMO


HERAT- Il marmo bianco è una delle potenziali risorse economiche che potrebbe dare all’intero comprensorio di Herat un enorme ritorno in termini di occupazione e ricchezza , vista la elevata qualità della pietra estratta nelle cave del governatorato ed il suo costo molto competitivo , ma ugualmente remunerativo per gli afgani.
Mondial Express srl , spedizioniere italiano che ci fornisce queste informazioni, ha trasportato molte tonnellate di marmo bianco -del tipo “laser 2000”, il migliore- proveniente da alcune delle 45 fabbriche di lavorazione del marmo che erano attive fino a poco tempo nel parco industriale di Herat, nel distretto di Chest-El-Sharif.
Una azienda italiana del Veneto aveva iniziato ad importarlo massicciamente servendosi proprio di Mondial Express, specialista di trasporti da e per quel paese.
Il traffico non è proseguito principalmente per motivi di sicurezza – essendo l’area di produzione ritornata sotto il controllo dei talebani- ma anche di scelte produttive afgane.


Una legge , tutt’ora in vigore, punisce con la chiusura della cava e del magazzino , l’esportazione grezza di blocchi, ma con scarsi risultati, perchè .
quel tipo di ricchissimo commercio è da sempre nelle mani di grandi e potenti mediatori iraniani ed emiratini, che preferiscono acquistare il marmo in blocchi per lavorarlo nel loro paese, sottraendo una buona fetta del potenziale ritorno economico creato dall’indotto produttivo di manufatti.



“Il marmo di primo grado, di alta qualità, viene contrabbandato dalla mafia verso l’Iran e altri Paesi prima di essere lavorato. Così le fabbriche locali si riforniscono solo del marmo di 2° e 3° grado, di bassa qualità, col risultato di manufatti di basso valore”. Lo afferma Toryalai Ghawsi, vice capo della Camera di commercio e industrie afgane (ACCI) a Herat e proprietario di una fabbrica, che denuncia carenza di marmo di alta gamma con conseguenti gravi perdite economiche, insostenibili per quegli imprenditori che non possono contare su alcun supporto bancario o rete commerciale interna.
In passato era il governo che estraeva la pietra e la metteva a disposizione dei proprietari delle fabbriche, ma attualmente il mercato è libero e la pietra di buona qualità parte per l’estero ancora in blocchi. Fino al 2010 erano attive circa 45 fabbriche in questo settore, ma ora il numero è sceso a 20-25 stabilimenti e nel 2020 se ne contavano 18 , con dipendenti.
Sulle cause che hanno creato la crisi, Abdul Sami Tokhi, proprietario di una società di estrazione, ha affermato che le fabbriche di Herat non avevano sviluppato la capacità di lavorare la pietra di marmo perché la trattavano solo in una forma semilavorata per l’esportazione, usando la scusa che non erano in grado di lavorare il marmo grezzo secondo gli standard richiesti a livello internazionale,m che solo certi pesi, come l’Iran, raggiungono sia tecnologicamente che con la conoscenza tecnica..


marmo

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