OPINIONI

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Pubblicato il 24/03/2016

Loro esultano per i nostri morti, noi facciamo le fiaccolate

di aldo grandi

LA GAZZETTA DI VIAREGGIO del 24 Marzo 2016

Guardate bene questa immagine. Ficcatevela bene in quegli occhi foderati di prosciutto che i bastardi senza gloria alla Boldrini, Renzi, Alfano si sforzano di tenere chiusi come foste e fossimo tanti gattini ciechi. Osservatela questa foto: ritrae i macellai musulmani dell’Isis che esultano alla notizia degli attentati di Bruxelles, ma cosa c’è di diverso rispetto alle altre immagini che raffiguravano altri disgraziati che godevano della morte di nostri fratelli europei? Nulla. Assolutamente niente. Di fronte a ciò che accade a Bruxelles, chi scrive lo dice assumendosi ogni responsabilità di qualsiasi genere, dovrebbero esserci, tra le vittime, i figli o i congiunti dei nostri governanti affinché comprendessero cosa vuol dire subìre un lutto del genere, essere uccisi senza ragione. Invece no, la Boldrini, ad esempio, ha una trentina di guardie del corpo, Renzi altrettanto, Alfano sicuramente, ma state tranquilli che nessuno pensa a farli fuori, non esistono, al momento, le Brigate Rosse né, tantomeno, nere in grado di fare a pezzi questi traditori della patria.

Perché questa è la verità. Aveva ragione Ida Magli quando, intervistata dal sottoscritto, disse che l’unico modo per rovesciare questi irresponsabili, questo governo di traditori incapace di liberare due marò abbandonati in India, è una rivolta armata.
Avete visto che cosa ha detto Renzi? “No a reazioni impulsive”. Questo è un imbecille che deve essere posto nelle condizioni di non nuocere, questa Italia deve ribellarsi, deve cacciare fuori dal tempio questa Sinistra complice degli assassini che stanno distruggendo la nostra civiltà.

Attenzione. Loro uccidono senza pietà, si fanno esplodere nelle metropolitane e negli aeroporti, esultano per i nostri morti e noi con cosa rispondiamo? Con le fiaccolate che organizzano i sindaci di centrosinistra e gli altri imbecilli di centrodestra se lo fanno. Già, ma tanto siamo a Bruxelles, a Parigi, a Londra: chissà come mai da noi non accade? Sarà mica che abbiamo pagato e stiamo pagando profumatamente la nostra vigliaccheria? Li abbiamo fatti entrare, spacciano, rubano, trafficano, aggrediscono, stuprano e violentano: secondo voi qualora dovessimo attaccare per difenderci cosa farebbero? Starebbero fermi o ci aggredirebbero alle spalle?

La verità è una sola: noi italiani – ché i Renzi, gli Alfano, i Tambellini, le Vietina, i Sichi non sono italiani o, almeno, il sottoscritto si vergogna a considerarli tali – abbiamo il nemico alle porte anzi, una quinta colonna dentro casa pronta ad allearsi con gli assassini che vedono nell’Islam l’unica religione in grado di comandare il mondo. E allora è giunto il momento di ribellarsi, di allearsi con chi – carabinieri e polizia – combatte ogni giorno questa invasione indiscriminata e senza senso, pericolosa e autodistruttiva, e di essere pronti a barattare parte della propria libertà e della propria sicurezza e del proprio benessere se serve, per ricacciare in mare chi vuole minare alle fondamenta la nostra civiltà.

Attenzione. Da sempre la popolazione viene abbandonata dalle istituzioni e dal potere che hanno paura di perdere il privilegio e se anche in Italia qualcuno dovesse ribellarsi a chi sta uccidendo il sentimento e l’identità nazionale, troverebbe certamente dirigenti pubblici o servi sciocchi pronti a schiacciare ogni tentativo di ribellione. Ma ci sono persone, militari e non, che hanno ancora a cuore questo Paese, che vogliono vedere i propri figli crescere non nella multirazzialità della demenza e del disonore, ma del rispetto reciproco e della fedeltà ai principi che hanno contribuito, tra sofferenze e tragedie, a formare questa nostra nazione. Qui non c’è razzismo, c’è volontà di difendere la propria terra, la propria tradizione, la propria famiglia, la propria esistenza.

Purtroppo non si possono fare distinzioni quando si arriva ad una radicalizzazione dello scontro come quella in atto ed è perfettamente inutile cercare di tapparsi gli occhi o le orecchie. Non ci possono essere, come ai tempi dei brigatisti, coloro che sostenevano né con lo Stato né con le Br. Oggi si deve stare con ciò che non c’è, ossia lo Stato e contro l’Isis e se ciò significa prendere misure inevitabili anche contro l’Islam e i musulmani, se significa chiudere le frontiere, se significa rimpatriare migliaia di persone, pazienza. Non c’è alternativa.

Le Brigate Rosse trovarono un terreno fertile in un’area di contiguità dominata dalla Sinistra extraparlamentare, ma anche da tutti coloro che speravano, imbecilli, in una rivoluzione contro il sistema senza nemmeno sapere di cosa parlavano. Oggi, siamo certi, ci sarebbero migliaia di italiani pronti a prostituirsi di fronte all’Isis e ai musulmani, pronti a tradire i propri principi, pronti, cioè, a schierarsi con il nemico purché esso non sia fascista o razzista.

Matteo Renzi va cacciato, ma al suo posto ci vuole qualcuno o qualcosa che, prima di tutto, sia italiano nel profondo dell’animo, che sia disposto a parlare alla gente così come la gente vuole sentire parlare. Con la bocca della verità, qualsiasi, e a qualunque costo. Siamo ad un passo dalla guerra civile e la colpa è di questo Governo di fantocci.

I fascisti, ammesso che ne esistano ancora, li hanno fatti e li fanno resuscitare loro con le politiche antinazionali e suicide. La Chiesa, purtroppo, è la rovina di questo Paese ed è inutile nasconderlo. Loro uccidono senza pietà e papa Bergoglio, questo pupazzo vestito di bianco, allarga le braccia e accoglie indiscriminatamente milioni di esseri umani che hanno, nel loro dna, il potenziale disprezzo per la religione cattolica.

Guardatela questa foto e dite cosa vi ispira: a noi, solo un sentimento di profondo odio e di volontà omicida. Non possiamo stare a guardare di fronte a quello che accade in Europa. Per primo, chi scrive, lo giura ai lucchesi e ai suoi lettori: qualora, un giorno, i Renzi, le Boldrini, gli Alfano, dovessero mettere piedie in questa città, farà di tutto per gridare loro in faccia il proprio disprezzo.

Quando a una comunità si iniettano i germi di una contaminazione capace di contagiarla arrivando a rischiare di ucciderla, arriva necessariamente un tempo in cui non ci sarà più spazio per le parole.

Nessuno può tirarsi indietro e non si può chiedere ogni volta per chi suona la campana perché, prima o poi e ancor prima che ne si ascoltino i rintocchi, la campana suona anche per noi.

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