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Pubblicato il 18/09/2015

MARINA: 38 SI RICARICAVANO IL CELLULARE A SPESE DEL CONTRIBUENTE

Roma – Peculato d’uso per aver effettuato dai telefoni del ministero delle infrastrutture numerose chiamate così da autoricaricare il cellulare proprio o di amici e parenti. Di questo sono accusati 38 appartenenti alla Marina militare, sotto processo davanti ai giudici della I sezione penale. Il danno per l’amministrazione va dall’aver fatto fronte a bollette da 300 a 4mila euro.

Secondo il capo d’imputazione formulato dalla Procura i marinai in questione si sarebbero appropriati “delle energie necessarie per comunicazioni telefoniche il cui costo” è stato addebitato sui conti “che i gestori di telefonia hanno emesso nei confronti del ministero e conseguendo l’ulteriore ingiusto vantaggio derivante dall’accredito che le compagnie in questione hanno effettuato sulle schede chiamate in proporzione alla durata della telefonata”.

Oggi l’udienza, risolte alcune questioni connesse alle notifiche non inviate a tutti gli imputati, è stata rinviata all’8 marzo prossimo. Il procedimento è stato avviato dopo una serie di controlli amministrativi che fecero saltar fuori, un paio d’anni fa, quelle telefonate e l’abitudine a ricaricare i telefonini.

L’avvocato Giovanni Destito, che difende uno dei sottufficiali, ha spiegato: “Speriamo che nel processo si faccia chiarezza. Il problema è che molte telefonate sono state attribuite tramite i tabulati. Inoltre il danno presunto non comprende il fatto che ci siano contratti a forfait”. All’inizio furono indagati in 88. Il giudice dell’udienza preliminare ha poi derubricato le accuse da truffa e peculato al più tenue peculato d’uso. “Bastava far pagare il conto ed evitare il processo”, si aggiunge

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