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Pubblicato il 07/04/2020

MASCHERINE FAI DATE: ATTENZIONE A BATTERI E ANIDRIDE CARBONICA . USARE BENE I GUANTI

CORRIERE DELLA SERA DEL 7 APRILE 2020
Mascherine, attenzione al fai da te:«Possono raccogliere batteri»

Il farmacista Martini: «Guanti, pericolosi se l’uso che se ne fa è scorretto»

TRENTO Amate, odiate, sicuramente foriere di dubbi e curiosità. Le mascherine sono entrate prepotentemente nella quotidianità di tutti ma molti sono ancora incerti sulle caratteristiche e sulle modalità di utilizzo. «È necessario fare chiarezza — spiega Giorgio Martini, farmacista a Cembra, prossimo alla settima laurea e un passato nel corpo della Marina militare come esperto di virologia e dispositivi di protezione –. Tutti dovrebbero indossare la mascherina con il duplice scopo di non infettarsi e di non contaminare gli altri». Si parla delle mascherine chirurgiche, teoricamente nate per un utilizzo «usa e getta». «Se indossata per un tempo relativamente breve la mascherina può essere disinfettata e riutilizzata: va arieggiata, cosparsa con una soluzione alcolica ed eventualmente messa al sole. Ciò solo se la mascherina stessa non è bagnata di saliva e respiro, in tal caso va buttata in quanto possibile fonte di contagio». Le medesime precauzioni vanno messe in atto per altri dispositivi di protezione individuale: «I guanti servono, ma bisogna ricordarsi che toccarsi il viso o gli occhi con i guanti è pericoloso tanto quanto a mani nude. Alcune delle maggiori forme di diffusione del virus sono i soldi, il bancomat, le chiavi di casa, il cellulare: è necessario prestare attenzione e in particolare quando si entra in contatto con questi oggetti. Anche i guanti, sia quelli in nitrile che quelli in lattice, possono essere lavati e nuovamente utilizzati».


Attenzione invece alle mascherine «fai da te» e alle altre soluzioni — foulard, sciarpe, scaldacolli — che se utilizzate in maniera scorretta possono causare più danni che benefici. «In particolare le mascherine cucite in tessuti non a norma possono essere occasione di raccolta e moltiplicazione di batteri e germi. Inoltre con l’uso di tessuti non traspiranti come il cotone c’è il rischio di respirare per lungo tempo la propria anidride carbonica, con conseguenze negative — avverte Martini –. In queste settimane molte associazioni e privati si sono dedicati, con grande spirito di collaborazione, alla produzione di mascherine artigianali che sono poi state distribuite anche a operatori sanitari. Bel gesto, ma gravissimo errore: le mascherine non a norma non devono essere utilizzate da chi è a contatto con malati, ma solo come protezione individuale per uscire di casa e andare a fare la spesa. La consapevolezza è fondamentale per non alimentare false sicurezze». Oltre a quelle chirurgiche esistono in commercio anche mascherine costituite da materiale filtrante con una o più valvole e progettate per un uso professionale. Tra queste la ffp2 e la ffp3, utilizzate in ambito ospedaliero in quanto garantiscono tassi di efficienza filtrante il 94% e il 98%. Molte aziende, anche locali, hanno deciso di convertire i propri impianti per fornire mascherine alla comunità.


Tra queste l’impianto di Calzedonia ad Avio e La Sportiva di Lorenzo Delladio in val di Fiemme. Ma per poter far entrare le nuove mascherine all’interno degli ospedali e delle Rsa le mascherine devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica e pulizia da microbi, e devono poi essere certificate dall’Istituto Superiore di Sanità. «Siamo in piena operatività, ma finché non arrivano le certificazioni non voglio spingere sulla massima capacità produttiva» spiega Delladio.

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