CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 05/07/2018

MILANO- I PARACADUTISTI MILANESI RICORDANO IL 2 LUGLIO AL VERZIERE

Come fosse ieri: 2 Luglio 1993, Somalia, “Operazione Canguro 11”
Una rappresentanza di paracadutisti milanesi si è ritrovata al cippo dedicato ai caduti militari italiani nelle operazioni di pace eretto nei giardini del Verziere accanto alla basilica di San Bernardino per commemorare i fratelli d’arma caduti o restati feriti anche gravemente in quello che i più conoscono come i fatti del Check Point Pasta.
Tenuta una breve allocuzione sugli avvenimenti all’epoca accaduti viene letta dal par Fabrizio Cocchi la lettera inviata dall’allora Tenente Gianfranco Paglia, insignito di Medaglia d’Oro e che resterà paralizzato alle gambe per le ferite riportate, e quella del parà Massimiliano Zaniolo, Medaglia di Bronzo che ha voluto passare questo 25° anniversario con la famiglia del camerata parà Baccaro mortogli accanto in quell’evento.

Ma che avvenne quel giorno di 25 anni addietro?
Le prime notizie diffuse dal telegiornale Rai delle venti parlano di scontri con alcuni feriti tra reparti italiani impegnati nell’operazione Onu Ibis (più conosciuta come Restore Hope – Riportare la Speranza) e miliziani somali nei pressi di un ex pastificio a Mogadiscio. Il bilancio sarà più grave: 3 morti e 36 feriti nel primo scontro armato che vede coinvolti nostri militari di leva dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Secondo contingente più numeroso è impegnato a conquistare il cuore e la mente delle popolazioni stremate da anni di guerra tribale e ridare stabilità al territorio ma quella mattina il rastrellamento in atto, porta al ritrovamento di ingenti quantitativi di armi e munizioni, non è l’obbiettivo primario che invece è ridurre territorio e potere a uno dei principali signori della guerra: il generale Mohammed Farrah Aidid. Mentre l’operazione sembra conclusa e la colonna principale è in fase di rientro una moltitudine di civili in prevalenza donne e bambini che fanno da scudo a miliziani armati inizia una nutrita sassaiola mentre cecchini iniziano a sparare sui soldati italiani e le autoblindo vengono fatte segno a numerosi colpi di RPG e immobilizzate. Le regole di ingaggio autorizzano solo l’impiego di armamento leggero e mentre il comando americano rifiuta di inviare rinforzi (i rapporti non erano idilliaci data la diversa visione di approccio) passeranno ore prima che da Roma arrivi il via all’impiego di armi pesanti sia dei carri M60 sia degli elicotteri Mangusta e AB-250 che quando finalmente entrano in azione demoliscono le postazioni di containers da cui operavano i cecchini. Poco dopo le 17,00 l’operazione si conclude e aprirà il dibattito sull’impiego dei militari di leva in operazioni belliche.
MF
verziere20181

Leggi anche