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Pubblicato il 08/08/2014

MILIONI DI CRISTIANI TRUCIDATI NEL MONDO


Dall’Egitto alla Nigeria uccisi milioni di fedeli


Lo chiamavano esodo nascosto. Ora è alla luce del sole. Lo è ad esempio in Iraq, nella zona di Mosul, nella piana di Ninive, dove i cristiani terrorizzati dalle minacce di morte del califfato lasciano le loro case. Il loro esodo rappresenta la prova evidente che i cristiani sono la religione più perseguitata del mondo.

Un dato lo conferma: l’80 per cento delle persone uccise a causa della loro religione ad oggi nel mondo sono cristiani. Si stima che il cristianesimo abbia avuto 70 milioni di martiri, di cui 45 milioni nel XX secolo. E secondo i dati OCSE, ogni cinque minuti un cristiano muore a causa della sua fede.

EGITTO

L’esodo nascosto è cominciato a venire alla luce nel Capodanno 2011, quando un attacco suicida alla Chiesa copta di Alessandria d’Egitto veva causato 21 morti e oltre 100 feriti. Si era alla vigilia della Primavera Araba, l’ondata di estremismo non piacque nemmeno alle religioni della regione, che si erano mobilitate in favore delle chiese cristiane. Benedetto XVI aveva preso una posizione netta, aveva definito gli attentati una offesa di fronte a Dio. Iniziò lì anche l’inverno diplomatico con le autorità egiziane.

L’università di Al Azhar chiese formalmente a Benedetto XVI di non intromettersi negli affari interni dell’Egitto.

TURCHIA

Ci sono stati due omicidi nel corso di pochi anni. Nel 2006, don Andrea Santoro, un ssionario «fidei donum», viene miucciso da un sedicenne sconvolto per le vignette satiriche su Maometto comparse su una rivista danese. Quattro anni dopo, l’uccisione di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico d’Anatolia, alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI a Cipro, isola divisa tra una Repubblica aderente all’Unione Europea e una Repubblica turca, dove le Chiese cristiane vengono sconsacrate e depredate.

NIGERIA .

Da anni i fondamentalisti di Boko Haram attaccano le chiese cristiane la domenica, rapiscono fedeli, uccidono. Iniziative terroristiche che hanno suscitato anche l’indignazione di Papa Francesco, il quale – quando a maggio di quest’anno sono state rapite delle studentesse cristiane – si è unito agli appelli internazionali via Twitter: «Uniamoci tutti nella preghiera per l’immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria. #BringBackOurGirls». In un clima di tensione che ha sempre più i contorni della guerriglia, si stima che i cristiani uccisi in Nigeria nel solo 2013 sono stati 1200. Un dato terribile: sono stati più i cristiani uccisi in Nigeria che neil resto del mondo. Ma è dal 2007 che i cristiani non vivono facilmente nella nazione. Da allora ad oggi, sono più di 700 le chiese attaccate.

PAKISTAN

Preoccupa la situazione dei cristiani in Pakistan. Nessuno si ricorda più di Asia Bibi, imprigionata da cinque anni, condannata per blasfemia, in attesa del processo di appello. Ma la legge sulla blasfemia in Pakistan ha già un martire: Shahbaz Bhatti, ministro delle minoranze, ucciso a marzo 2011.

COREA DEL NORD

Andando più verso oriente, c’è il caso della Corea del Nord, dove nel corso degli anni ne sono stati uccisi almeno 300 mila, almeno considerando i dati provenienti dagli esuli e le immagini aeree delle zone cristiane, ormai spopolate. Papa Francesco, in viaggio in Corea del Sud la prossima settimana, sicuramente pregherà anche per la parte Nord del Paese.

CINA

Un grande sogno di Papa Francesco è invece andare in Cina. Non c’è andato ancora mai nessun Papa, non ci sono nemmeno le relazioni diplomatiche. E negli ultimi tempi, nella regione dello Zhejiang, sono state abbattute diverse chiese. Ordine del Segretario del Partito Comunista, che proprio non voleva vedere la «skyline» della città di Baiquan con croci ed edifici non in linea con il piano urbanistico che dovrebbe, nelle intenzioni dell’amministrazione, «abbellire il territorio».

Altre persecuzioni. Si tratta di una panoramica ampia, che non copre molti Paesi. Ovunque, c’è un cristiano perseguitato. In Siria – un’altra guerra che sembra ormai dimenticata – i cristiani sono tra quelli più a rischio, e ancora non ci sono notizie di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita che da trent’anni promuoveva il dialogo interreligioso in Siria e che lì è stato rapito il 27 luglio 2013 da terroristi islamici, mentre un altro gesuita, Frans van der Lugt, è stato ucciso il 7 aprile scorso: era uno degli ultimi religiosi rimasti ad Homs. E ancora: il califfato stabilito di recente a Bengasi, in Libia, ha causato altri esodi di massa dei cristiani; in Sudan, la storia di Meriam si è risolta con un lieto fine che non era affatto scontato.

Le cifre. La panoramica potrebbe continuare. Ma basta un numero, diffuso da Open Doors, una organizzazione americana non confessionale: nel 2013 i martiri della croce sono stati 2.123. Il doppio del 2012, quando a morire in nome di Cristo erano stati 1.213. La classifica del 2013 metteva al primo posto la Siria, al secondo la Nigeria, al terzo il Pakistan, al quarto l’Egitto. Tutti paesi che sono ancora alla ribalta delle cronache, anche se la drammatica situazione dei cristiani in Iraq è destinata a far balzare il Paese in cima a questa speciale e terribile classifica.

Andrea Gagliarducci

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