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Pubblicato il 29/12/2022

MONDADORI PRESENTA “DISOBBEDISCO” – I 500 GIORNI DI D’ANNUNZIO A FIUME

Il 12 settembre 1919 un poeta, alla testa di duemila soldati ribelli, conquista una città senza sparare un colpo.
Vi rimarrà oltre un anno, opponendosi alle maggiori potenze sotto gli occhi di un mondo ancora sconvolto dalla Grande Guerra. Lo scopo di Gabriele d’Annunzio e dei suoi legionari non era solo rivendicare l’italianità di Fiume: il Vate sognava di trasformare la sua «Impresa» in una rivoluzione globale contro l’ordine costituito, e nell’avveniristica Carta del Carnaro – una costituzione avanzatissima – teorizzò un governo della cosa pubblica lontano da quello dello Stato liberale, socialista, fascista.

Per sedici mesi Fiume fu teatro di cospirazioni, feste, beffe, battaglie, amori, in un intreccio diplomatico e politico sospeso tra utopia e realtà. Militari, scrittori, aristocratici, industriali, femministe, sovversivi, politici, ragazzi fuggiti di casa componevano l’esercito del «Comandante», inconsapevoli di quanto avrebbero influenzato l’immaginario del Novecento.

La «Città di Vita» fu anzitutto una «controsocietà» sperimentale, in contrasto sia con le idee e i valori dell’epoca sia – e tanto più – con quelli del fascismo.
Giordano Bruno Guerri ricostruisce quei sedici mesi attraverso migliaia di documenti inediti custoditi negli Archivi del Vittorialeportando alla luce un aspetto inedito della personalità dell’uomo che ne fu l’ispirato animatore e l’indiscusso protagonista.


LA CARTA DEL CARNARO- LA COSTITUZIONE AVVENIrISTICA DI D’ANNUNZIO

Il modello si ispirava al sistema cantonale svizzero della democrazia diretta, del decentramento e della convivenza tra etnieò Si chimava ” Carta della Reggenza del Carnaro”, un progetto all’avanguardia redatto a quattro mani con Alceste De Ambris, sindacalista di sinistra . Parlava di bicameralismo, di lavoro produttivo, di diritto di voto ed eleggibilitò delle a favofe delle donne, di proprietà privata subordinata alle necessità del bene comune. Quest’ultimo concetto non poacque alla fazione liberista e conservatrice, insieme alla possibilità d’istituire una dittatura temporanea nei casi di “pericolo estremo”.
Si precìvedeva la leva obbligatoria come mobilitazione generale della popolazione, e la Commissione di censura contro i socialisti oltre che un Comitato di Difesa e Salute pubblica.

Fiume sofferse di forti tensioni fra legalitari e legionari rivoluzionari, arruolati su base volontaria contro la indisciplina e la diserzione. Frequanti furono gli scontri con l’esercito regolare, che voleva riconquistare la città insieme alla Marina.

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