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Pubblicato il 28/02/2021

MORTE DEL PARACADUTISTA CARONE A LAVELLO: LE CONCLUSIONI DELLA PERIZIA E DELLA CONTROPARTE

Per l’incidente di lancio dell’ bAgosto 2019 che ha causato la morte del Paracadutista Francesco Carone a Lavello (Potenza) , il Pm della Procura potentina, Maria Cristina Gargiulo, ha indagato tre persone per omicidio colposo in concorso: il fondatore e direttore della scuola di paracadutismo dell’Associazione Fly Zone , l’istruttore e pilota del Cesna da cui si effettuavano i lanci e il direttore di lancio, insieme all’istruttore del corso.

Il sostituto Procuratore aveva chiesto l’archiviazione in base alle conclusioni della consulenza tecnica affidata a Gianluca Gaini, istruttore e direttore di scuola di paracadutismo e Presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Nazionale Paracadutisti D’Italia.
La scorsa settimana il GIP ha concesso ulteriori sei mesi di indagini, accogliendo la istanza dei Familiari di Francesco, che si erano opposti alla archiviazione.

Per il consulente del tribunale Gianluca Gaini, la vela principale del paracadute non si è aperta «a causa del passaggio nella gamba sinistra della funicella del comando di direzione posizionato sulla bretella destra, il che ha comportato un’apertura asimmetrica della velatura principale che, essendo rimasta legata alla fune impigliata, ha impedito l’azionamento del dispositivo di emergenza.

Alle conclusioni del Procuratore assistito dal consulente Gaini, si oppone l’avvocato della Famiglia, dr Amodeo, affermando che Carone anche il giorno prima, 3 agosto, al suo penultimo lancio, non aveva seguito la corretta procedura, e in uno dei lanci effettuati al corso di giugno il paracadute gli si era aggrovigliato, anche se allora era riuscito a liberarsi. Segnali che avrebbero dovuto mettere in allarme i suoi istruttori.

Per queste e altre considerazioni, il Gip ha ritenuto che «allo stato non possa essere accolta la richiesta di archiviazione,

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