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Pubblicato il 28/05/2016

MUORE GIORGIO ALBERTAZZI “NON RINNEGO IL MIO PASSATO. SCELSI DI COMBATTERE CON LA RSI ANCHE SE DESTINATA A SOCCOMBERE”

Giorgio Albertazzi è morto oggi all’età di 92 anni.
Una lunga vita, passata coraggiosamente e liberamente, senza retoriche e con una longevità intensa e fino all’ultimo ricca di talento. La vecchiaia lo disturbava perché – diceva – ”è più corporea della giovinezza, ti costringe a fare i conti con il tuo corpo, che reclama le sue esigenze. Quando sei giovane non ti accorgi di averlo, ti obbedisce. Ma poi arriva il momento che ti dice “no, questo non lo puoi fare, perché sei vecchio”. Della morte non aveva paura, non l’hai mai avuta. ”Già il non sapere cosa succede dopo di lei è eccitante – aggiungeva – e se davvero esiste l’inferno, come diceva Flaiano, i peccatori sono tutti nudi e magari ci si può anche divertire”.

Nato a Fiesole il 20 agosto 1923, nel 1943 aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Dopo la sconfitta, era stato arrestato per aver comandato un plotone di esecuzione e per collaborazionismo. Trascorre due anni in carcere e viene poi liberato nel 1947 a seguito dell’amnistia varata da Togliatti. In una recente intervista, raccontato di quella esperienza, aveva detto: “ Andai a Salò come tanti ragazzi, convinto che lì si combattesse per l’Italia, ma con altro spirito, e soprattutto consapevole che in quel momento stavo dalla parte di chi già aveva perso. Le mie responsabilità, seppur di ventenne, me le prendo tutte. Senza vittimismo o pentitismo”.

Laureatosi in architettura, debuttò con ”Troilo e Cressida” di Shakespeare nel 1949 con la regia di Luchino Visconti, regista comunista. Tra le sue interpretazioni teatrali di maggiore successo, le ”Memorie di Adriano” della Yourcenar: uno spettacolo che, da quando debuttò alla Villa Adriana di Tivoli nel 1989, ha raggiunto quasi 1000 repliche, in Italia e all’estero. ”Ci ho messo un paio d’anni a imparare a recitare. Ci ho messo tutta vita a imparare a non recitare più. Io non recito, io sono”.

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