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Pubblicato il 02/11/2019

MUORE PIO BRUNI – REDUCE DI ISBUSCENSKIJ COL SAVOIA CAVALLERIA

GROSSETO- E’ scomparso Oio Bruni, classe 1918, Ufficiale del Savoia Cavalleria in Russia, dove prese parte all’epica carica di Isbuschenskij.

In una sua intervista ricordava: “Arrivò il comando “A cavallo!”. Lo squadrone si indirizzò verso un lato dello schieramento avversario. Passo, trotto, galoppo, caricat… come fossimo in piazza d’armi. Più ci avvicinavamo, meno i Sovietici sparavano. Alzavano le mani. D’altro canto, uno squadrone – circa centocinquanta cavalli – che ti piomba addosso all’improvviso costituisce una massa d’urto notevole e presumo abbia un effetto sconvolgente. Il 2º Squadrone ebbe parecchie perdite. De Leone cadde da cavallo, Manusardi prese il comando; così, dopo la prima carica riuscimmo a fare una contro-carica. Contemporaneamente il 4º Squadrone di Abba aveva ricevuto l’ordine da Bettoni di avanzare appiedato… Intervenne anche il 3º Squadrone e… quasi non credevamo ai nostri occhi: la carica era stata un successo!”

Lui ed il Sergente Cioffi, scomparso nel 2018, hanno tramandato i ricordi della loro eroica impresa.

Dopo il 24 agosto 1942, data dell’ultima carica della cavalleria italiana era diventato collaboratore del generale Raffaele Cadorna, comandante del Corpo volontari della libertà.
orriere della sera disse:

«Dopo il mio ritorno dalla Russia e un breve periodo da rifugiato in Svizzera fui chiamato dal generale Cadorna, che si fidava di me essendo stato mio comandante nel reggimento Savoia, al Corpo volontari della libertà. I miei erano principalmente compiti di intelligence: facevo la spola con la Svizzera e tenevo i contatti con gli Alleati. Una volta, avendo sentito che vicino a Merano si stavano facendo esperimenti con l’acqua pesante, che ignoravo cosa fosse, venni subito spedito all’ambasciata americana a Berna, a riferire all’agente 110, cioè ad Allen Dulles, capo dell’Oss, i servizi segreti militari statunitensi, in Europa. Una di queste mie missioni in Svizzera andò male. Tradito da un collaborazionista, nel febbraio 1945 fui arrestato dai repubblichini, che fortunatamente mi cedettero ai militari del controspionaggio tedesco. Dopo qualche settimana in carcere a San Vittore, dove non parlai, agli inizi di aprile fui liberato grazie a uno scambio con ufficiali nazisti, così mi ripresentai da Cadorna, che aveva uno dei suoi rifugi in un monastero di via San Vittore».

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