OPINIONI

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Pubblicato il 02/09/2015

NOI SIAMO BRAVA GENTE

Il Dente Avvelenato

Siamo brava gente, dice una signora siriana che parla bene l’inglese e che -dal volto e dai modi- mi sembra una persona colta. “Siamo in strada da due mesi con nostro figlio, che è provato e stanco- Scappiamo da Aleppo.Abbiamo camminato giorno e notte. Mio marito è tecnico informatico, io sono insegnante. Mangiamo quando capita e siamo trattati come delinquenti. Vogliamo andare in Germania”. Siamo alla stazione ungherese da dove gli sfollati siriani e iraqeni -quelli veri- che hanno camminato a piedi per 400 chilometri, cercano di raggiungere l’Europa. Si vedono molte ( e vere) famiglie affrante, in terra, con papà, mamma e figli. I loro sguardi raccontano ciò che stanno passando. Islamici o no, mi sembrano davvero “brava gente”. Per lavoro ho viaggiato e viaggio ancora in quei paesi, dove ho vissuto per giorni nelle loro case. Case di “brava gente”. Non tutti sono bravi, lo so, quindi sono molto selettivo. Non tutta la folla in viaggio è buona. Non sono “papa elche (guevara) francesco”. Saprei che metodo usare per accettare chi ha davvero bisogno, chi merita di salvarsi. E’ un metodo empirico, basato sulla mia personale esperienza, quindi non approfondisco. Sarebbe un reato. Quelli che ho visto, però, lasciano trasparire dal volto la loro ansia per il futuro, dopo avere abbandonato casa, lavoro e –chissà- altri parenti. Mi immedesimo. Mi commuovo a pensare se la stessa cosa succedesse a me. Vedo papà che hanno preso con sé la famiglia, cui non possono più garantire benessere; scappano, cercando di proteggere i loro cari nel mare di violenza, fatica e pericolo che li circonda. Sono certo – me lo dice l’istinto- che loro -quelli che ho visto abbracciare i bambini e proteggere la moglie, prima di loro stessi, quelli che vedo con lo sguardo triste e provato, scherzare con i figli forse inconsapevoli- non farebbero alcun male alla nostra gente in Italia. Lo stesso sentimento non nasce nel mio intimo quando vedo scorrere sugli schermi piagnucoloni delle nostre televisioni i volti strafottenti dei neri che sono portati in Italia “salvati” col taxi della marina ex militare, alloggiati in alberghi, con cellulare in mano e cappuccio calato sulla testa per non farsi riconoscere. Per loro non provo alcuna pietà. Istintivamente li sento ostili , non sofferenti, furbi. Stanno bene, sono in carne e hanno sguardi da *bip*.
Vado subito ad autodenunciarmi per razzismo.

il capitano di vascello Nick Cooke-Priest, comandante della «Hms Bulwark», e nave d’assalto anfibio della Royal Navy impegnata nel Mediterraneo ha detto alla stampa inglese: “In Libia ci sono tra i 450mila e i 500mila nei pronti a prendere il largo su carrette del mare alla volta dell’Europa”.

«Sarete soccorsi in mare». È l’assicurazione fatta agli immigrati dagli scafisti. La strategia stando ai racconti dei migranti raccolti dallo stesso comandante della «Bulwark» – è di fare rovesciare la barca e gettarsi in acqua appena avvistano una nave da guerra, certi così di salvarsi. Anche se molti non sanno nuotare e affogano.

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