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Pubblicato il 16/09/2014

NOTIZIE DAL TRIBUNALE MILITARE DI VERONA


RAVENNA. E’ stato riconosciuto colpevole di tutti i reati militari di cui era imputato per un totale di un anno di reclusione. E’ la pena inflitta dal Tribunale militare di Verona, competente per distretto, a G G, 43 anni, originario di Atri (Teramo) ma domiciliato a Roncofreddo (Forlì-Cesena) e all’epoca dei fatti carabiniere al Radiomobile di Milano Marittima, sul litorale ravennate, arrestato assieme ad altre persone a metà giugno scorso nell’ambito di un’indagine dell’Arma coordinata dalla Procura di Ravenna sulla spaccio nella località rivierasca.
Davanti alla magistratura militare doveva rispondere di ubriachezza in servizio, insubordinazione tramite ingiuria e minaccia, disubbidienza pluriaggravata e violata consegna (la Procura scaligera aveva chiesto due anni e mezzo). Un secondo carabiniere, pure lui arrestato a giugno nell’ambito della stessa inchiesta, è stato condannato a un mese e 20 giorni di reclusione militare per violata consegna in concorso (erano stati chiesti quattro mesi). Si tratta di C C, 41 anni, originario di Colleferro (Roma) ma domiciliato a Fosso Ghiaia (Ravenna) e come il collega all’epoca in servizio al Radiomobile rivierasco. A entrambi gli appuntati scelti, ora sospesi dal servizio, è stata concessa la sospensione condizionale della pena perché incensurati.

. Le imputazioni si riferiscono alle condotte tenute dai due carabinieri, mentre erano in servizio, nel periodo fra l’estate e il novembre dello scorso anno. La violata consegna si riferisce al fatto che, come è emerso innanzitutto dalle intercettazioni ambientali disposte dalla Procura e poi dalle immediate indagini, spesso e volentieri i due appuntati, mentre si trovavano in servizio, alla sera e alla notte, sulla Gazzella’, anziché svolgere la loro ordinaria attività di controllo del territorio, si fermavano a cena in un ristorante o si recavano in un bar o al domicilio di spacciatori di cocaina per acquistare la droga che poi sniffavano in auto. Anche questa condotta è provata dalle intercettazioni: emerge, dai contenuti e dai toni delle conversazioni in auto, lo stato mentale ampiamente euforico’ di entrambi. L’accusa di guida in stato di alterazione è contestato ovviamente al solo autista, Giancola. Contestazioni, queste relative al codice militare, che vennero mosse non appena, a novembre, una sera, a seguito di una segnalazione, ci fu l’intervento direttamente su strada, del comandante del Nucleo operativo della Compagnia di Cervia-Milano Marittima. Immediatamente ai due carabinieri fu imposto’ un periodo di ferie, poi di forzata’ astensione dal servizio fino a che a giugno non furono notificate ad entrambi le ordinanze di custodia cautelare. ATTUALMENTE i due sono ancora formalmente carabinieri nel senso che nei loro confronti non è stato per ora adottato l’inevitabile provvedimento di espulsione; sembra che si stia cercando di definire una modalità meno drastica, quella delle dimissioni volontarie. Uno dei due, C C (difeso dall’avvocato GS), è agli arresti domiciliari da fine luglio, dopo aver fatto parziali ammissioni, mentre l’altro (difensore l’avvocato Marco Martines) è in carcere anche in relazione alla maggiore gravità delle condotte. L’inchiesta si è arricchita di altri due indagati: carabinieri che sapevano dei comportamenti di G e C in servizio, ma non fecero segnalazioni quanto meno ai superiori. I due sono stati iscritti nel registro degli indagati a giugno, dopo che durante le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti erano emersi elementi di reato.

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