Pubblicato il 11/10/2024
PANORAMA – L’ARSENALE DEL FUTURO E’ SUPER “HIGH TECH”
Panorama.it 10/10/24
Cannoni che «sparano» fasci d’energia, l’uso della realtà aumentata per individuare gli obiettivi sul campo di battaglia, aerei-madre e sciami di droni.
I conflitti prossimi venturi saranno ancora più tecnologici.E micidiali.
Fausto Biloslavo
Il robot cingolato che spara da «solo», controllato da remoto, apre la strada a una squadra di alpini. Uno stormo di quadricotteri sorveglia il campo di battaglia.
La «bolla tattica», grazie ad impulsi elettromagnetici difende l’operazione da attacchi cyber e manda in tilt comunicazioni e minacce nemiche. La guerra del futuro è diventata realtà durante l’esercitazione Stella alpina 2024 del 18 settembre scorso, che ha impiegato ai piedi della Marmolada 600 uomini dell’esercito.
L’obiettivo era riconquistare la diga di Fedaia, sulle Dolomiti, con gli alpini della «Julia», unità di fanteria, blindo Centauro, elicotteri e forze speciali del 185° reggimento paracadustisti. I soldati del futuro facevano parte del neo costituito 9° Reparto sicurezza cibernetica «Rombo».
«Le operazioni di combattimento odierne hanno cambiato forma e schemi» spiega il capo di Stato maggiore dell’esercito, generale Carmine Masiello. «C’è l’impiego di tecnologie avanzate come droni, missili ipersonici, munizioni intelligenti, sistemi d’arma che operano nello spazio elettromagnetico, nel dominio cibernetico e attraverso quello spaziale».
Il futuro è già realtà nei conflitti attorno a noi e in Medio Oriente i leggendari film di James Bond sono addirittura superati dall’incredibile operazione del Mossad, il servizio segreto israeliano, che ha fatto saltare in aria i cercapersone e le radio portatili colpendo circa tremila miliziani di Hezbollah. Il nostro esercito diventerà sempre più tecnologico, conferma la Difesa: «Pilotaggio remoto di aerei, terrestri e acquatici, nuove tecnologie di comunicazione satellitari, difese anti-drone, mezzi e sistemi d’arma a guida autonoma o remotizzata, strumenti di acquisizione delle minacce supportati dall’intelligenza artificiale e sistemi di comando e controllo avanzati». In questa prospettiva si inserisce il soldato del futuro del progetto «Forza Nec (Network Enabled Capabilities)», che sperimenta la trasmissione wireless dei dati del bersaglio rivelati da una video camera e due puntatori laser dell’arma individuale. I militari, tutti interconnessi sul campo di battaglia, indosseranno indumenti speciali che a contatto con la pelle inviano i dati vitali.
Il generale in ausiliaria, Marco Bertolini, veterano dei paracadutisti e dei corpi speciali, spiega a Panorama, che «adesso comunichi con il singolo uomo e puoi anche visualizzarlo sul campo di battaglia fornendolo di tutta la tecnologia possibile, ma dimostra, una volta di più, che per vincere le guerre ci vuole il soldato e in numero tale da mantenere il controllo del territorio. Il fattore che è mancato in Afghanistan». Gli israeliani con il programma «Vantaggio del domani», gli americani con i corsi sull’esercito del futuro, gli inglesi grazie all’equipaggiamento tecnologico individuale di avanguardia, sono fra i migliori in Occidente.
Da luglio gli spagnoli stanno testando «un mirino sull’elmetto che, tramite l’utilizzo della realtà aumentata, consentirà di visualizzare il percorso da seguire e la posizione dei loro compagni ricevendo indicazioni tattiche su minacce e obiettivi identificati», come in un videogame. «La guerra oramai è ‘live’, in diretta. Sul campo si avrà una rete di sensori per raccogliere più informazioni possibili da elaborare con l’intelligenza artificiale in maniera ultra veloce» osserva con Panorama l’ex sottosegretario grillino alla Difesa, Angelo Tofalo. Oggi gestisce un’agenzia di consulenza strategica sulle tecnologie innovative nel campo della sicurezza: «Stiamo lavorando a un progetto di ricerca su sensori quantistici sia sottomarini sia per lo spazio». Gli Stati Uniti investono su 15 armi da fantascienza. Il sistema di difesa laser che ricorda «la morte nera» di Guerre stellari: un investimento nel 2023 di 221 milioni di dollari per un’arma che proietta un fascio di energia altamente concentrata al posto di proiettili solidi.
«Noccioline» in confronto ai 12,2 miliardi di dollari stanziati per il sistema di allarme missilistico spaziale.
In vista delle guerre del futuro verrà ammodernata la «triade nucleare» con i missili intercontinentali Sentinel, l’evoluzione dei Trident II lanciati dai sottomarini e i nuovi vettori Cruise. Oltre 10 miliardi di dollari serviranno ad affrontare la guerra cibernetica potenziando la capacità della Cyber Mission Force, che risponde a un comando ad hoc americano.
I famosi bombardieri invisibili andranno in pensione sostituiti da un avveniristico B-21 Raider, simile a un gigantesco pipistrello d’acciaio. Per non parlare del caccia di sesta generazione (Ngad – Next Generation Air Dominance), ultra tecnologico, con armi laser, supersonico, cyber resiliente. Un velivolo «madre», che coordina uno sciame di droni gregari.
Ai russi è andato male il test del missile Sarmat, ribattezzato Satan II dagli occidentali per le sue 16 testate nucleari che possono incenerire più città.
Il fiore all’occhiello dell’arsenale atomico è saltato in aria nella base alle porte dell’Artico di Plesetsk.
Il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, aveva appena minacciato, dopo il voto del Parlamento europeo a favore dell’utilizzo delle armi occidentali in Russia, che Sarmat «può raggiungere Strasburgo in tre minuti».
Lo «zar» Vladimir Putin ha annunciato dalla fabbrica di droni Uraldronzavod a Ekaterinburg, che la produzione di velivoli senza pilota verrà decuplicata per arrivare a 1,4 milioni. E saranno aumentati anche i sistemi di guerra elettronica, come il mezzo terrestre Borisoglebsk-2 capace di far impazzire missili e caccia forniti dall’Occidente a Kiev. «La guerra in Ucraina e gli sviluppi del conflitto in Medio Oriente stanno accelerando i piani per le armi e il soldato del futuro, a cominciare dai droni non solo aerei, ma anche marini che hanno falcidiato la flotta russa nel Mar Nero» osserva una fonte militare italiana.
Agli ucraini, con l’aiuto inglese, è bastato ben poco tempo per creare dei moderni Mas, i maiali della nostra Marina nella Seconda guerra mondiale, senza pilota, ma con un apparecchio satellitare Starlink fissato sul ponte, che guida il barchino minato sul bersaglio.
Sulla prima linea ucraina di Chasiv Yar il 70 per cento dei feriti è colpito da piccoli droni chiamati in gergo, «munizione circuitanti», ovvero un velivolo kamikaze a guida remota, a basso costo, utilizzato talvolta a sciami. Il gruppo italiano Leonardo è capofila di un progetto europeo per sviluppare sistemi anti droni basati su sensori all’avanguardia e disturbi elettronici. Non tutti gli stumenti bellici del futuro hanno bisogno di grossi investimenti.
Oggi basta una stampante 3D in metallo per realizzare pistole, fucili d’assalto o di precisione e mitragliatrici leggere funzionanti e letali.
Negli Usa questo metodo è in parte legalizzato e le gang hanno arsenali di armi in 3D in polimeri di plastica con poche parti metalliche, che costano appena 350 dollari.
In Italia stampare le cosiddette «pistole fantasma», ovvero senza matricola, come la Liberator 380, è un reato. Se la stampante non è in metallo costa appena duemila euro, ma produce un’arma che spara un colpo singolo.
I file di stampa vengono liberamente scaricati da Internet.
Due anni fa un informatico incensurato di Formello, vicino a Roma, aveva realizzato in 3D i componenti di 50 fucili e assemblato 11 mitragliatrici.
Lo scorso giugno la Digos ha arrestato un ventenne neonazista, che si è prodotto in casa una pistola fantasma e 25 cartucce.
In marzo un altro giovane di 23 anni, pescarese, è stato accusato di voler fornire armi stampate in 3D agli anarchici. Il Fondo europeo per la Difesa ha stanziato fino al 2027, un pacchetto di 7,3 miliardi di euro per la ricerca innovativa in ambito militare. Pietro Batacchi, direttore di Rivista italiana Difesa, va in controtendenza: «Nella guerra del futuro la quantità avrà la sua qualità. Gli Stati Uniti stanno rivedendo il progetto del caccia di sesta generazione. Si rendono conto che non può essere troppo sofisticato con un relativo costo insostenibile di 300 milioni di dollari». E se guardiamo a conflitti ipotetici come Stati Uniti-Cina per Taiwan, «la quantità ha la sua importanza se puoi schierare, come Pechino, milioni di uomini. A Gaza gli israeliani utilizzano l’intelligenza artificiale, ma alla fine ci sono anche i vecchi mezzi stile cingolato M-113. Non puoi vincere solo con la tecnologia». n © riproduzione riservata