Pubblicato il 15/04/2025
PAOLA DEL DIN . CHIAMATEMI PATRIOTA E NON PARTIGIANA . COMBATTEVO PER TUTTI

Centouno anni, paracadutista. Paola Del Din ( al centro nella foto. Sotto con il Padre) : “Eravamo patrioti: è più nobile di partigiani, noi combattevamo per tutti”
L’Huffington Post.it 15/04/25
Nome di battaglia “Renata”, è stata omaggiata da Re Carlo III in Parlamento. Rivede la sua vita e la definisce “non noiosa. Perché ho sempre trovato da fare e da costruire” 15 Aprile 2025 alle 08:39 Re Carlo III l’ha celebrata nel suo discorso davanti al Parlamento. Paola Del Din, nata a Pieve di Cadore nel 1923, partigiana della Brigata Osoppo e Medaglia d’Oro al Valor Militare, era giovanissima, appena laureata in Lettere all’università di Padova, quando decise di prendere parte alla Resistenza. Era insieme al fratello Renato, che venne ucciso a Tolmezzo pochi mesi dopo, e da quel momento il suo nome di battaglia è stato “Renata”. Fu addestrata come paracadutista dagli inglesi, era la italiana a fare un lancio in guerra.
“Missione Bigelow” si chiamava quel volo. Oggi ripensa alla sua vita e la definisce “non noiosa. Perché ho sempre trovato da fare e da costruire”.
“Noi ci sentivamo e ci chiamavamo Patrioti, titolo, secondo me, più nobile di Partigiani. Il Patriota combatte per tutti, il Partigiano solo per la sua parte” dice subito Paola Del Din in un’intervista alla Stampa.
Carlo III “mi ha sorpreso e emozionato”, afferma, “ho pensato che, dato che io sono ancora viva, servisse a dare maggior riconoscimento al sacrifici vissuti da tanti”. Dopo la guerra, si è dedicata all’insegnamento, “bisogna avere il coraggio e la forza di guidare gli studenti per fare bene e per prepararsi anche alla vita”.
“I giovani sono molto smarriti perché sono troppo ridotti al solo materiale, non hanno ideali che li sorreggano e vogliono avere tutti i comodi.
Ma è compito dei genitori o di chi li guida di insegnare loro che purtroppo le guerre possono sempre esserci tra gli Stati come nelle società”. Ieri e oggi, la guerra mondiale e quelle di oggi.
“Io mi ricordo che quando ero ragazzina i capi di Stato andavano a discutere con Hitler, cercavano di trattare e lui diceva che quell’ennesima cosa abominevole sarebbe stata l’ultima e poi sarebbe andato tutto a posto.
Ma intanto continuava a fare quello che aveva deciso, cioè quello che voleva lui.
La diplomazia va bene.
Ma da sola non basta”.