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Pubblicato il 05/05/2015

PARACADUTISTA IN CONGEDO UCCISO IN ALASKA

Paolo Grassi, originario di Varese, 33 anni, è stato ucciso domenica 3 in Alaska, ad Anchorage, dove viveva da alcuni anni, dopo il matrimonio con una cittadina statunitense. In passato Grassi aveva prestato servizio nel 185° reggimento di viale Marconi e si è congedato da caporalmaggiore.

Accusato dell’omicidio di Paolo Grassi è Alvin Rodriguez Moya, 40 anni. A quanto ricostruisce la polizia di Anchorage, Moya avrebbe avuto una relazione precedente con la donna che si trovava in compagnia di Paolo Grassi al momento dell’aggressione.

ECCO COME LO DESCRIVE “LA PROVINCIA  DI VARESE”  DEL 5 MAGGIO 2015

Hanno ucciso Paolo, il parà buono

Nato e cresciuto a Biumo Inferiore, è stato assassinato in Alaska. Aveva 33 anni e una figlia piccola Grassi si era trasferito negli Usa quattro anni fa. Ecco come lo ricordano amici e conoscenti

Paolo Grassi, ex parà della Folgore di 33 anni assassinato ad Anchorage in Alaska, quando frequentava il liceo linguistico Manzoni era chiamato Gigi. Un soprannome dato per scherzo, ispirato a una pubblicità.
Gigi a scuola era conosciuto per alcune sue simpatiche stravaganze. Tra cui la passione della corsa. Correva anche prima di andare a scuola e poi, all’intervallo, apparecchiava il banco come fosse il tavolo della cucina. Si portava da casa persino il pesce e il couscous e in porzioni abbondanti, non sia mai che i compagni ne volessero un assaggio.

«Io lo ricordo come un alunno con il quale si è condiviso tanto anche oltre la scuola – afferma Luisa Oprandi, che è stata sua insegnante – È sempre stato molto legato a me. Ci siamo sempre sentiti e lo ho sempre tenuto nel cuore. Ci sono studenti con cui si creano rapporti personali che si consolidano nel tempo e lui era uno di questi. Paolo è sempre stato un alunno molto eccentrico ed indipendente nelle sue scelte. Per difendere le proprie idee andava controcorrente. Ci siamo sempre molto rispettati e vicendevolmente voluti molto bene anche se su molte cose la pensavamo diversamente».
Paolo amava il cielo, non solo per «attraversarlo» con il paracadute, ma anche per rimirarlo e studiarlo. È stato proprio lui a trasmettere la passione delle stelle a Luca Buzzi, che oggi lavora all’osservatorio astronomico del Campo dei Fiori: «Conoscevo Paolo sin dai tempi dell’asilo. Ho molti ricordi, uno dei quali ha fondamentalmente instradato la mia vita verso l’osservatorio – dice Buzzi – Ne è stato socio per un paio d’anni, dal 1995 al 1997 e mi ha fatto conoscere le bellezze del cielo, appassionato com’era di astronomia e meteorologia. Poi le nostre strade si sono professionalmente divise, ma continuavamo a sentirci e vederci non appena possibile. Era molto legato a Varese e gli dispiaceva del fatto che era da un po’ che non tornava. Progettavamo insieme qualche gita quest’estate. In uno dei suoi ultimi messaggi mi diceva che voleva tornare in osservatorio a salutare la tomba del professor Furia, col quale era molto legato. Era un ragazzo per certi versi spericolato ma amante della vita e della sua famiglia. Dopo tante missioni da soldato all’estero prima con l’esercito italiano, poi con quello americano, è davvero incredibile che se ne sia andato in questo modo».

Paolo, anche se abitava in Alaska, sentiva un legame forte con Varese. A leggerlo oggi, l’ultimo messaggio lasciato il 20 aprile sulla pagina Facebook di Luisa Oprandi fa venire i brividi: «non sono in un bel posto ma fra poco torno in Alaska e poi ad agosto sarò in Italia. Non vedo l’ora».

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