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Pubblicato il 06/11/2020

PESCATORI ITALIANI RECLUSI IN LIBIA: IL CACCIATORPEDINIERE DURAND DE LA LA PENNE ERA IN ZONA MA DECIDE DI NON INTERVENIRE

La Marina Militare Italiana: “Un intervento in quelle condizioni avrebbe innescato un processo escalatorio, innalzando la tensione e mettendo a rischio la sicurezza stessa dei pescatori


Il cacciatorpediniere “Luigi Durand de la Penne”, il 1° settembre scorso era al largo della Cirenaica durante l’assalto ai 2 pescherecci italiani ancora in Libia con i suoi 18 uomini di equipaggio (8 italiani, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 indonesiani). Il quotidiano La Repubblia ha pubbicato nei giorniscorsi un articolo che si chiedeva il motivo del mancato intervento

iN RISPOSTA, La Marina militare ieri ha diffuso un comunicato sostenendo che «la ricostruzione di Repubblica sulla vicenda dei pescatori non corrisponde alla verità».

La Marina risponde che «l’unità militare non ha avuto mai nessun contatto diretto con i pescatori».

Incrociava a 115 miglia dall’area del sequestro e si è saputo che c’era a bordo un elicottero attivato per un possibile intervento, ma c si è rinunciato all’azione.
I contatti ci sono stati con l’armatore e con i marittimi sfuggiti al sequestro, come riferiscono i diretti interessati. Si tratta di comunicazioni tra gli armatori e le sale operative di Guardia costiera e Marina militare a Mazara, Palermo e Roma.
La Marina spiega che «la possibilità di intervento è stata preclusa sia dalla distanza che dalla dinamica dell’evento » e scrive «personale militare libico era già a bordo» dei due pescherecci sequestrati, il Medinea e l’Antartide.
Tutti i racconti dei pescatori riferiscono invece che la tecnica utilizzata dai libici era diversa: un gommone con 3 miliziani armati di kalashnikov si avvicinava ai differenti pescherecci, imponendo di far scendere il comandante sul gommone stesso. L’ordine per il peschereccio era di dirigere verso Bengasi, autonomamente. Per esempio uno dei pescherecci avvicinati, il Natalino, non ha rispettato l’ordine dei miliziani ed è fuggito verso l’Italia, lasciando solo un uomo in ostaggio dei libici.

Alla fine, è stata la valutazione della Marina a decidere di non effettuare l’intervento, che peraltero era stato annunciato alle barche, chiedendo loro di rallentare il moto verso Bengasi per essere raggiunti dai militari italiani.

La Marina scrive che «un intervento in quelle condizioni avrebbe innescato un processo escalatorio, innalzando la tensione e mettendo a rischio la sicurezza stessa dei pescatori». Anche per questo quindi il Durand de la Penne ha evitato di avvicinarsi a un gommone e una vedetta della milizia di Khalifa Haftar.

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