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Pubblicato il 12/04/2021

PIRATERIA IN GUINEA E GUARDIE ARMATE ANCHE ITALIANE SULLE NAVI

La pirateria marittima in Golfo di Guinea e in Nigeria registra numerosi tentativi di assalto alle navi commerciali in transito.
Nell’area lungo la rotta di accesso ai porti di Onne e Port Harcourt e ultimamente nell’area di Lagos( Nigearia) si sono registrati nel 2020 un numero elevatissimo, maggiore di quelli degli ultimi anni, di attacchi a grande distanza dalle coste, che ha generato la necessità per le aziende di sicurezza, di salire a bordo di navi mercantili che incrociano a distanze triple rispetto a quelle per le quali avevano basato la rotazione logistica e di personale e oltre le distanze previste “dall’area di interesse commerciale” dei singoli stati. Contemporaneamente, le azioni in mare aperto a così grandi distanze dalle coste impedisce , o rende più lento, alle marine militari, compresa quella italiana, l’intervento con ragionevole rapidità in caso di allarme.

Un grande numero di assalti riguardano ormai navi in transito e non più dirette ai porti nigeriani o dell’area, intercettate a distanze dove non sarebbe giustificabile, a norma delle leggi locali, l’intervento armato a protezione dell’interesse commerciale .

Anche in Italia da tempo si discute del problema del personale armato a difesa delle navi.
La normativa nazionale contro gli atti di pirateria concede la possibilità di difesa delle proprie navi di bandiera con personale privato anche oltre l’area definita ad alto rischio dell’oceano indiano.

Il Decreto del Ministero della Difesa del 24 settembre 2015, denominato “Individuazione delle acque internazionali soggette al rischio di pirateria nell’ambito delle quali è consentito l’impiego di guardie giurate a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana” , include anche l’Africa occidentale, quale area a rischio e dove è quindi possibile impiegare guardie giurate.

Purtroppo l’ articolo 12 par 3 (b) del D.M.139/2019 chiede di “Assolvere ad ogni altro adempimento previsto dalla legislazione degli Stati dei porti d’imbarco e sbarco, inclusi quelli relativi all’imbarco ed allo sbarco delle armi e delle munizioni a bordo della nave”.

Un paragrafo che rende impossibile l’attività quando gli Stati che affacciano sulle zone a rischio pirateria vietano la presenza di personale privato armato a bordo già all’interno della loro zona economica esclusiva e men che meno le loro armi.

Nel luglio 2020 è stato pubblicata una norma denominata ’“Arrêté Interministériel” n°016/2020, frutto di un lavoro congiunto di vari dicasteri della Repubblica del Benin, che autorizza l’ingresso nei porti del Benin di navi con personale privato armato, ma si tratta di un caso isolato, circondato da stati confinanti che continuano a negare la possibilità che il Benin ha accettato.

Gli attori privati dovranno incrementare la loro presenza, ma sarà necessari applicare con maggior puntualità i punti dal D.M.154/2009 relativamente alla formazione del personale addetto ai servizi di antipirateria marittima e tenere conto della prossima scadenza di giugno della proroga, una della tante che il settore si porta avanti dal 2012.

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