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Pubblicato il 30/06/2015

POLIZIA ITALIANA: ALLARME ADDESTRAMENTO DEL SINDACATO SAP

 

Gianni Tonelli (Sap): “Nostri agenti impreparati. Mai sparato a bersagli in movimento, kalashnikov contro pistole anni 50”

 

 

POLIZIA

HUFFINGTON POST
30 Giugno 2015

“Il Viminale dice che in Italia non ci sono pericoli concreti? La cosa non risponde a verità, sono frasi usate con l’unico scopo di rassicurare”. Gianni Tonelli, segretario del Sap, il Sindacato autonomo di polizia, offre una fotografia drammatica dello stato dell’arte dell’antiterrorismo italiano. “Siamo del tutto impreparati ad un attacco. Abbiamo un intelligence preparata, ma l’apparato non ha la capacità di affrontare un’azione terroristica”. Per quale motivo, scusi? Le faccio un esempio. I nostri poliziotti, tranne i pochi che ci si sono ritrovati per gravi motivi di lavoro, non hanno mai sparato a un bersaglio in movimento. Non è previsto nella nostra formazione. In più le immagini di Charlie Hebdo sono stati sconvolgenti. Non è gente che colpisce e scappa, ma sono uomini votati al martirio, che sparano fin che ne hanno la possibilità. E noi vorremmo fermare la potenza di fuoco dei kalashnikov con armi di ordinanza degli anni ’50? La Gran Bretagna, proprio in queste ore, sta mettendo in piedi una gigantesca esercitazione antiterrorismo, e sta allestendo forze speciali. Una cosa che da noi è fantascienza. Per il semplice fatto che noi abbiamo post posto il problema della sicurezza. Il nostro ministro dell’Interno si preoccupa di ricostruire il suo partito, ha altri problemi per la testa. Noi qualche mese fa abbiamo lanciato una proposta. Corsi di formazione ad hoc per i 12mila agenti impegnati sul territorio. Costerebbero 6 milioni di euro all’anno per tre anni. Per capirci: le pulizie di Montecitorio costano 7 milioni all’anno. Vale di più la polvere della Camera o la vita dei nostri cittadini e delle nostre forze dell’ordine? Mi spieghi la faccenda delle “parole rassicuranti”. In Italia abbiamo obiettivi sensibili a rischio? Ma basta pensare all’Expo, o al Giubileo. Ho capito che c’è la crisi, ma stiamo operando tagli lineari solo sul fronte dei servizi sul territorio. Il 60% del budget dedicato all’apparato logistico, agli uffici, rimane invariato. E intanto tagliamo il budget delle divise, e cito una delle tante cose per farmi capire, in vent’anni è calato da 40 a 15 milioni. E oggi mandiamo i nostri agenti a pattugliare le spiagge con le divise invernali. Un po’ come l’esercito in Africa ai tempi del Ventennio. Sì. Il punto è che quello che sta succedendo nel mondo pone un problema. Che è quello della sicurezza. E coinvolge sì l’intelligence, ma anche la risposta concreta sul territorio. Nuove insidie significano nvi pericoli. Dopo Charlie Hebdo i francesi hanno reclutato 2500 uomini e investito 500 milioni in forniture e corsi di formazione. I nostri oggi non sono in grado di affrontare questa minaccia, né per numero, né per preparazione. Allora mi chiedo: il governo si vuole assumere la responsabilità di quel che succede prima o dopo che, Dio non voglia, si debba versare del sangue?

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