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Pubblicato il 03/12/2014

Premiato il fante piovenese Pietro Zindoni, reduce della battaglia di El Alamein del 1942

IL GIORNALE DI VICENZA
IL PERSONAGGIO.
Premiato il fante piovenese Pietro Zindoni, reduce della battaglia di El Alamein del 1942
«Decifravo i codici segreti dei nemici»

di Sara Panizzon

Finì nei campi di prigionia. Tornò solo nel ´46. Adesso ha 95 anni
mercoledì 03 dicembre 2014
PROVINCIA

zindoni

Telegrafista in grado di decifrare i codici segreti dei nemici. È un piovenese uno degli ultimi reduci della battaglia di El Alamein. Pietro Zindoni. Operaio alla Lanerossi, dopo il rientro dal fronte, classe 1919, risiede in paese accudito dalla figlia Caterina e dal nipote Romano Bertezzolo. Per le sue imprese eroiche è stato recentemente premiato dall´Associazione nazionale del Fante sezione di Vicenza.

Imprese che lo videro protagonista durante la battaglia che si combatté, tra il 23 ottobre ed il 3 novembre 1942, fra le dune del deserto egiziano tra le forze dell´asse dell´armata italo-tedesca comandate dal feldmaresciallo Erwin Rommel e l´Ottava amata britannica del generale Bernard Law Montgomery.

Zindoni, quando venne arruolato?
«Divenni soldato di leva il 20 aprile del 1939, ma non terminai il periodo di addestramento perchè nell´aprile 1940 fui assegnato al 4 reggimento genio-51 battaglione genio della Divisione di fanteria di Trento».

Iniziò a combattere presto..
«Sì, dal 10 al 25 giugno del 1940 presi parte agli scontri che si svolsero a Moncenisio sul fronte francese e quando la Francia si arrese rientrai a Trento, Là dopo aver appreso tutte le nozioni necessarie, il 2 gennaio del 1941 ottenni il brevetto di marconista».

Quando venne trasferito in Africa?

«L´11 marzo ´41 mi imbarcai da Napoli a Tripoli e venni assegnato alla novantaseiesima compagnia collegamenti».

In cosa consisteva il suo lavoro di radiotelegrafista?
«Il mio era un reparto speciale ed avevo il compito di controllare tutte le telecomunicazioni: in particolar modo dovevo trascrivere i messaggi cifrati che arrivavano con appositi codici segreti che avevo imparato a memoria durante l´addestramento a Trento»,

Un incarico estremamente delicato.

«Dovevo interpretare le notizie dei reparti dislocati a terra, ma anche captare e decifrare quelle degli aerei».

Cosa ricorda del deserto e della battaglia?

«Il caldo e la fame. Per prendere l´acqua dovevamo percorrere 300 km nel deserto e dormivamo due o tre ore a notte. Il 4 novembre del´42 venni fatto prigioniero dagli inglesi mentre la mia divisione fu annientata. Fui confinato nei campi di concentramento di Alessandria, Suez e Porto Said fino al 5 settembre ´46».

Ha ricevuto una medaglia per un gesto eroico.

«Prima di essere catturato, mi offrì come volontario per recuperare la salma di un ufficiale superiore. Misi in pericolo la mia vita oltrepassando il fuoco nemico per calarmi con una maschera in una fossa comune e recuperare il corpo».
Quale pensiero la tenne in vita?
«Pregavo la Madonna dell´Angelo».

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