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Pubblicato il 30/09/2018

RADUNO ANPDI; LA PRIMA CERIMONIA E’ L’OMAGGIO ALLA MEDAGLIA D’ORO TANDURA

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foto Antonio Serra

VITTORIO VENETO- Mentre continuano ad affluire nella cittadina della Vittoria decine di camper e centinaia di paracadutisti che sfileranno domani, 30 Settembre, a Vittorio Veneto, il Presidente Nazionale dell’ANPDI, Marco Bertolini ha compiuto il primo atto ufficiale , deponendo una corona davanti alla lapide posta sul muro della casa di Alessandro Tandura. Nel pomeriggio ha partecipato alla conferenza storica sulla vita dell’eroe, relatore il colonnello Careddu



PRIMO PARACADUTISTA MILITARE- FIAMMA NERA- MEDAGLIA D’ORO
Alessandro Tandura- nato il 17 settembre 1893 a Vittorio Veneto- allo scoppio della Grande Guerra venne assegnato al 1° Reggimento Fanteria “Re” di stanza a Sacile; combatté sul Monte Podgora e fu gravemente ferito ad un braccio. In nel settembre del 1916 è incorporato nel 77° Reggimento Fanteria “Toscana”. Nell’ottobre 1917 si allontanò dal fronte fino al dicembre dello stesso anno per dolori generati dalle ferite.


Nel dicembre 1917 chiede di entrare nel 20° Reggimento d’Assalto delle “Fiamme Nere” ,gli “Arditi” e combatterà in Basso Piave, poi il 28 aprile 1918 divenne tenente di complemento. Nell’estate del 1918 si battè nella Battaglia del Solstizio. Tra il 9 ed il 10 agosto si offrè volomtario per un lancio col parac in territorio veneto, allora occupato dal nemico. Atterrato lontano dal punto di arrivo,raccolse alcuni soldati e rivoltosi e boicottò gli Austriaci rallentandoli ed impedendoli nella loro avanzata verso il sud Italia, poi i nemici lo catturarono. Riuscì a scappare ma fu di nuovo catturato e imbarcato su un treno diretto ad un campo di lavoro in Serbia. Scappò dal treno e si ricongiunse con i suoi compagni a Vittorio Veneto, pronto a sferrare il colpo finale ai nemici. Ottenne la medaglia d’oro al valor militare con a motivazione: “Animato dal più ardente amor di Patria, si offriva per compiere una missione estremamente rischiosa: da un aeroplano in volo si faceva lanciare con un paracadute al di là delle linee nemiche nel Veneto invaso, dove, con alacre intelligenza ed indomito sprezzo di ogni pericolo, raccoglieva nuclei di ufficiali e soldati nostri dispersi, e, animandoli col proprio coraggio e con la propria fede, costituiva con essi un servizio di informazioni che riuscì di preziosissimo ausilio alle operazioni. Due volte arrestato e due volte sfuggito, dopo tre mesi di audacie leggendarie, integrava l’avveduta e feconda opera sua, ponendosi arditamente alla testa delle sue schiere di ribelli e con esse insorgendo nel momento in cui si delineava la ritirata nemica, ed agevolando così l’avanzata vittoriosa delle nostre truppe. Fulgido esempio di abnegazione, di cosciente coraggio e di generosa, intera dedizione di tutto se stesso alla Patria”.
Sempre da militare cadrà in Somalia, a Mogadiscio, il 29 dicembre 1937. Di lui parlerà così il capitano Wedgwood: “Non ho mai visto un uomo più coraggioso di questo Piccolo soldato italiano, il più valoroso soldato del mondo”.
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