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Pubblicato il 02/10/2019

RASSEGNA- LA “STAMPA” PARLA DI UNA OPERAZIONE DEI CARABINIERI CON I GIS PRONTI A DECOLLARE

La Stampa (ed. Asti)
sezione: ASTI data: 2/10/2019 – pag: 41

La regia del comandante provinciale dell’Arma, il ruolo chiave del “negoziatore” e la presenza sul campo di un uomo del Gis

Un’operazione da manuale che verrà studiata anche dalle forze speciali dell’Arma

franco binello

franco binello asti
Come in un film. Solo che domenica a Nizza era vero, tutto maledettamente vero. Con quel padre preda di chissà quali ossessioni e il figlioletto chiuso con lui in casa. Solo la resa del sequestratore ha sancito il «lieto fine». Ma per otto lunghe ore si è temuto il peggio. O, almeno, non si sapeva che epilogo avrebbe avuto questo dramma familiare. Ecco dunque la preoccupazione (e la prudenza) principale del comandante provinciale dell’Arma, colonnello Pierantonio Breda: evitare ogni possibile svolta cruenta. E l’ufficiale, che conosce alla perfezione la «macchina» dell’Arma (avendo avuto una lunga esperienza al comando generale), non ha perso tempo, attivando tutta la complessa attività richiesta per questo tipo di situazioni. Così è stata mobilitata una squadra del «Sos» (in forza al reggimento carabinieri Piemonte, di stanza a Moncalieri: una sorta di «Swat» italiana). Ed è stato richiesto l’ausilio del «negoziatore»: il maresciallo Alessandro Pinna, di chiare origini sarde, ormai «astigiano» per motivi di servizio dal 2001 con incarichi in questi anni tra Asti e Montechiaro. Il classico «carabiniere della porta accanto», educato, gentile, affabile, perfettamente inserito nella realtà locale, una figlia campionessa di tamburello. Uno che ha superato l’iter di una severissima selezione (soprattutto psicologica) per acquisire la qualifica di «negoziatore».
Ha trattato fino allo stremo con il padre «sequestratore», entrando in sintonia con lui e il bambino. E un altro maresciallo, il comandante della Stazione di Nizza, il maresciallo Morfino, gestiva tutte le comunicazioni operative. Ma c’era anche un altro uomo chiave sul campo: un maresciallo del Gis (Gruppo di intervento speciale) che non doveva essere lì. Era in ferie nella casa di campagna tra Astigiano e Torinese. Stava facendo dei lavori agricoli: quando ha spento il trattorino, ha visto che sul cellulare c’era la notizia del caso di Nizza. Ha contattato i comandi di Asti e il suo a Livorno. Si è messo come si dice «a disposizione», mentre dalla base toscana dell’Arma un elicottero era pronto a decollare con un team di suoi colleghi incursori del Gis. E ora l’operazione astigiana (che non era un film, ma realtà) verrà studiata anche dagli specialisti delle forze speciali: un caso da manuale. Come intervenire senza violenze e spargimenti di sangue. Solo professionalità. E anche tanta umani tà.

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