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Pubblicato il 28/06/2014

RASSEGNA STAMPA

LA NAZIONE del 28 giugno 2014- Pagina Montecatini

Montecatini 28 giugno 2014 – Il tribunale di Firenze ha condannato tre medici dell’ospedale di Empoli per il reato di omicidio colposo del giovane ex-paracadutista della Folgore, Claudio Ciampalini, morto nel giugno 2009 per leucemia mieloide acuta, non tempestivamente diagnosticata. Claudio non aveva ancora compiuto 32 anni-

Originario di Castelfiorentino, una volta lasciato l’esercito si era trasferito in Valdinievole (nell’area del Montalbano), dove aveva avviato un’attività in proprio. Nel marzo 2009 iniziò ad accusare i primi sintomi di febbre e tosse con un forte dolore toracico. Per due volte si presentò al pronto soccorso dell’ospedale di Empoli. In entrambe le occasioni fu espressa una diagnosi di broncopolmonite con la prescrizione di farmaci antibiotici.
La situazione clinica continuò ad aggravarsi e alla fine di aprile fu ricoverato nel reparto di pneumologia a Empoli. Soltanto dopo una tac al torace (eseguita a metà di maggio) e una biopsia midollare i sanitari giunsero alla diagnosi definitiva di leucemia mieloide acuta. Fu sottoposto a terapie chemioterapiche, ma morì il 3 giugno. La famiglia si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato montecatinese Gerardo Marliani.
La sentenza emessa dal giudice Paola Masi condanna i medici Antonio Iannuzzi, Franco Gallorini e Marco Pagni per omicidio colposo a una pena di quattro mesi di reclusione (con la sospensione condizionale e la non menzione) e al pagamento delle spese processuali. Il giudice ha inoltre condannato i tre imputati in solido al risarcimento dei danni alle parti civili, fissando una provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro per ciascuna parte civile, oltre al rimborso delle spese di costituzione, difesa e generali. E’ stato invece assolto Vito Cappiello per non aver commesso il fatto.

La famiglia del giovane ex-parà cinque anni fa aveva sporto denuncia-querela, ipotizzando anche che la patologia neoplastica potesse essere insorta a seguito dell’esposizione all’uranio impoverito, durante alcune missioni militari umanitarie all’estero, in particolare nei Balcani. Nel corso del processo sono stati sentiti vari specialisti e medici legali di fama nazionale.

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