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Pubblicato il 21/02/2021

RASSEGNA STAMPA COVID : IL GAZZETTINO INTERVISTA UN CAPITANO DEI GUASTATORI PARACADUTISTI




IL GAZZETTINO DEL 21 FEBBRAIO 2021



Capitano, dove si trovava quando ha saputo del virus?
«Ricordo con precisione la data, 21 febbraio 2020. Mi trovavo al Poligono di Foce Reno (Ravenna), e con la Compagnia di cui ero Comandante, eravamo al culmine di una esercitazione molto impegnativa. Nel pomeriggio di quella stessa giornata, rientrato il mio Reparto, ho appreso del cluster di contagi a Vo’. Il mio primo pensiero è andato subito agli abitanti di quel comune e subito dopo, la mente si è rivolta anche alle famiglie dei miei soldati ed alla mia, residenti a pochi chilometri dall’area interessata dai contagi. In poco l’Esercito, pronto ad operare in condizioni emergenziali con brevissimo preavviso, ha predisposto il dispositivo previsto, con assetti dell’8° Reggimento Genio Guastatori Paracadutisti Folgore, di stanza a Legnago (Verona), è stato prontamente rimodulato per il controllo della zona rossa di Vo’».
Com’è stato il lavoro al checkpoint?
«Il compito più delicato per la riuscita della missione, è consistito nel portare avanti un costante dialogo con i cittadini di Vo’, per rappresentare loro la nostra vicinanza e solidarietà, e la nostra volontà di mettere tutte le persone coinvolte nell’isolamento nelle migliori condizioni per affrontare quella terribile situazione, nel rispetto delle norme emanate dalle Autorità governative. In particolare ricordo una situazione molto commovente che vedeva coinvolto un anziano signore disabile, residente ai confini di Vo’, nei pressi di uno dei nostri punto di controllo, che per pochi metri di distanza, non poteva più ricevere l’assistenza del fratello più giovane, residente appena fuori la zona rossa. L’anziano ci ha chiesto aiuto e abbiamo ottenuto l’autorizzazione da parte del prefetto, affinché i due fratelli potessero ricongiungersi».
Questo evento così particolare come l’ha cambiata?
«Non era la prima volta che mi trovavo coinvolto in una operazione in risposta ad una situazione emergenziale. Ho partecipato all’Operazione Sabina dopo il terremoto in Italia Centrale, pertanto avevo già una esperienza alle spalle in un contesto di questo tipo che prevedesse anche un rapporto diretto e costante con la popolazione. Ho avuto ancora una volta la conferma che, sia che si tratti di aiutare nella ricostruzione di case e scuole, sia di salvaguardare la salute delle persone, in qualità di Soldati delle Forze Armate abbiamo un ruolo ed una responsabilità fondamentale quale strumento al servizio della comunità».
Come quest’esperienza ha modificato le dinamiche familiari?
«L’intensità degli impegni lavorativi non ci ha consentito di avere frequenti contatti con i nostri cari. Nonostante tutto la tecnologia ci ha aiutato a superare la lontananza dai nostri affetti».
M.L.

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