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Pubblicato il 27/12/2020

RASSEGNA STAMPA- EX MARESCIALLO DEL NONO REGGIMENTO GUARISCE DAL COVID DOPO UN CALVARIO DI DUE MESI

Il Tirreno ed. sezione: LIVORNO CECINA data: 27/12/2020 – pag: 31
Riabbraccia la figlia per Natale dopo due mesi d’incubo Covid
Pino Bernardo, storico volontario dell’Auser, è finalmente guarito: ricoverato a Livorno
per quasi trenta giorni, è stato un altro mese in casa. «L’esito negativo il 18 dicembre»

l’intervista
maria meini

Due mesi all’inferno, lontano dalle donne della sua vita, la moglie Vanna e la figlia Sara; negli occhi solo le immagini dell’ospedale, lo sguardo di infermieri e dottori dietro le mascherine, il reparto blindato del Covid, tanti troppi vicini di letto che non ce l’hanno fatta. Un film di dolore. Finalmente l’ultimo tampone liberatorio a pochi giorni dal Natale e l’abbraccio con Sara, arrivata da Firenze il 25 dicembre con una lettera e una bottiglia di Brunello per brindare alla rinascita del padre. Sotto l’albero il regalo più bello: la guarigione, gli affetti.Pino Bernardo, 74 anni, ne ha viste tante in vita sua: come maresciallo del 9° incursori è stato vicino alla morte nell’82, la prima missione all’estero per l’Italia. «A Beirut – racconta – non era una vacanza: sono tornato a casa nell’83. Pallottole ne ho viste passare, ma evidentemente non era ancora la mia ora». A Cecina Pino Bernardo è da tempo un animatore del volontariato: è stato quasi vent’anni presidente dell’Auser e continua a farne parte in modo attivo.Riavvolgiamo il nastro. Velocemente sulla prima parte, quella della malattia, che Pino vuole solo dimenticare e che il Tirreno ha raccontato lo scorso novembre. L’incubo Covid è cominciato il 20 ottobre: la febbre, sembra influenza ma continua a salire, la visita al pronto soccorso di Cecina e il ritorno a casa con le istruzioni per la cura. Poi il peggioramento e il 28 il ricovero in ambulanza all’ospedale di Livorno. «Ringrazio il dottor Ristori che è venuto a visitarmi quando mia moglie ha chiamato il 118 e mi ha mandato a Livorno», dice Bernardo.Cominciamo dalla fine di questa storia, che per fortuna si è conclusa bene. Quando è arrivata la conferma che finalmente era guarito?«Il tampone negativo è arrivato venerdì scorso dalla Pubblica assistenza, per me e per mia moglie. Due mesi dopo la scoperta della malattia. È stata dura. I primi giorni a casa con l’ossigeno, mia moglie che mi accudiva e si è contagiata pure lei, anche se in forma leggera. Poi all’ospedale di Livorno, dove sono rimasto quasi un mese: prima in rianimazione, dopo nel reparto Covid e in riabilitazione. Non potevo vedere nessuno dei miei cari, solo gli occhi di infermieri e medici dietro le mascherine. Ricordo la prima volta che mi hanno tolto il cannello e ho mangiato di nuovo da solo: il sapore della ricotta, quanta ne ho mangiata».Quando è stato dimesso?«Sono uscito dall’ospedale di Livorno il 17 novembre, stavo meglio ma ero ancora positivo. Avevo l’obbligo di restare in casa, indossando la mascherina, in stanze separate da mia moglie. Per fortuna gli amici ci hanno aiutato, ma non poter vedere mia figlia è stato uno strazio».Una vera liberazione l’esito negativo.«È stata una bellissima notizia, il più bel regalo che potevano farci. Perché finalmente abbiamo potuto riabbracciare Sara il giorno di Natale. È stato davvero Natale!» Le posso chiedere che cosa vi siete detti? «Lei piangeva ma anch’io avevo i lucciconi, non si può essere sempre paracadutisti (scherza, ndr). Sara mi ha portato una lettera bellissima, che non mi sarei mai aspettato».Come avete festeggiato il Natale?«Abbiamo mangiato pesce, mia figlia è vegetariana. E abbiamo brindato con un Brunello di Montalcino, che ha portato Sara per festeggiare la guarigione».Grazie per la sua testimonianza. Vuole dire qualcosa su questa esperienza?«Sì, voglio dire di stare attenti, a chi porta la mascherina sotto il naso o al mento voglio dire di non scherzare col Covid. Bisogna essere uniti e consapevoli per sconfiggere la malattia

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