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Pubblicato il 03/05/2021

RASSEGNA STAMPA -GIORNATA DELLA BOMBA A VICENZA- INTERVISTA AL COMANDANTE DELL’OTTAVO REGGIMENTO GUASTATORI COLONNELLO DELLO MONACO

Il Giornale di Vicenza sezione: CRONACA data: 3 maggio 2021 – pag: 13

INTERVISTA IL COMANDANTE DEL REGGIMENTO folgore

Operazione unica in Italia . Il pericolo era molto alto

A guardare i numeri – circa 350 interventi di bonifica all’anno tra le sette province di competenza – potrebbe quasi sembrare un lavoro di routine. Ma così non è. Per gli artificieri dell’esercito in forza all’8° reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore”, ogni volta è una missione a sé. A spiegare l’operazione, appena dopo la sua conclusione, è il comandante di reggimento colonnello Gianluca Dello Monaco.

Comandante, cosa si prova ora che è finita?
Sensazioni di rilassatezza, dopo un periodo di forte tensione emotiva. Sarò però del tutto sereno solo quando tutto il personale e tutti i mezzi saranno rientrati nella nostra guarnigione. E quando anche la carica principale verrà distrutta.

Com’era l’ordigno?

Esattamente come ci aspettavamo che fosse, con la parte interna piena di esplosivo.Vale a dire?

Queste bombe a seconda dei modelli e del momento storico, possono essere caricate in diversi modi. In questo caso parliamo di 98 chili di esplosivo, corrispondenti, per avere un elemento di paragone, a circa 115-120 chili di tritolo, come ordine di grandezza. Era messo male?

Se l’ordigno fosse rimasto isolato, senza che nessuno lo toccasse, avrebbe potuto rimanere lì altri 80 anni. Il concetto di “male” è correlato all’interazione umana. Il rischio si poteva presentare se una persona fosse andata a toccarlo accidentalmente nel punto sbagliato. Era già stato colpito con un escavatore però. Che per fortuna ha toccato il corpo della bomba. Diverso avrebbe potuto essere se avesse toccato il percussore e se il percussore, che si trova a un centimetro dal detonatore, fosse andato in battuta.Fa impressione pensare a un solo centimetro. Anche viverlo (sorride). È una caratteristica della bomba, ma nel caso di specie, la situazione era delicata. Dovendo tagliare la parte, il getto d’acqua poteva spingere. Questa tipologia di taglio, poi, è probabilmente la prima volta che viene fatta. Di solito viene tagliata una “fetta”, ma con questo sistema sarebbero rimasti 20 chili di esplosivo. Avremmo dovuto far saltare la bomba in loco, ma venti chili fanno male. Quindi abbiamo “scavato”.

Avete mai pensato che si stesse mettendo male?

No, avevamo pianificato tutto nel dettaglio. Cos’altro ha reso particolare questa operazione?

Sicuramente il territorio urbano dove è stata rinvenuta la bomba, dove c’era di tutto e di più. Dire che c’è una casa di cura non rende l’idea di quello che si trova all’interno di una struttura del genere. Ci sono materiali estremamente pericolosi, come bombole d’ossigeno e gas tecnici. E c’erano numerosi beni culturali da considerare.

Non avete mai paura?

Sì, ma una sana paura serve per far bene le cose. Senza si rischia di farsi o fare male, se invece riesco a controllarla e orientarla, posso beneficiare di questa emozione, che mi permette di fare al meglio il gesto tecnico. La paura c’è, il coraggio è saperla gestire.

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