Pubblicato il 25/10/2021
RASSEGNA STAMPA: IL CORRIERE DELLA SERA RICORDA IL PARACADUTISTA DELLA HERRING LUIGI ANDI
CORRIERE DELLA SERA – 25 OTTOBRE 2021
L’addio a Luigi Andi, ultimo parà degli eroi dello Squadrone F: fece saltare i ponti sul Po per bloccare la fuga dei tedeschi
di Alessandro Fulloni
Una vita che pare un romanzo: l’ex caporale della Folgore prese parte all’operazione Herring, l’aviolancio dei nostri soldati che permise la liberazione di molte città nella Bassa Padana. Si era ammalato di Covid, riuscendo a guarire. Martedì i funerali
Dalla guerra di Liberazione, combattuta risalendo l’Italia e prendendo parte, assieme agli Alleati, ai «corpo a corpo» più cruenti (Cassino, l’entrata a Roma e Firenze, la conquista dei ponti sul Po per bloccare la ritirata tedesca poco prima del 25 aprile) alla battaglia (vinta) contro il Covid. È la storia di Luigi Andi, 98 anni, ex paracadutista della Folgore che l’altro giorno si è spento di morte naturale in una Rsa nel quartiere milanese di Lambrate, dove stava trascorrendo l’ultimo parte della sua vita, accudito dai familiari, in particolare dal nipote Stefano, e in qualche modo «coccolato» dai parà della Folgore che spesso andavano a fargli visita. Con Luigi se ne va un pezzo della nostra storia, bello, nobile e avventuroso.
La tesi di laurea del nipote sulle imprese del nonno
Sulle imprese di guerra del nonno — che si era anche ammalato di Covid, riuscendo a guarirne— il nipote Stefano ha scritto la sua tesi di laurea. Luigi fece parte dello «Squadrone F», un gruppo di risoluti incursori pronti a tutto e addestrati dai commandos britannici dei «Sas». «L’eredità di questi soldati — avevano spiegato al comando della Folgore a Corriere.it che raccontò la storia del parà — è stata raccolta dall’attuale “185° Reggimento ricognizione e acquisizione obiettivi”». Insomma: quelli che si lanciano dietro le linee nemiche in attesa dell’arrivo del grosso dei rinforzi. Quel che il caporale Andi fece anche nell’aprile 1945 nel corso dell’operazione «Herring» («aringa»), blitz sul Po condotto dalla Folgore per scompigliare la Wehrmacht.
Armati sino ai denti
Più che un aviolancio, si trattò di un romanzo. Quelli dello «Squadrone F» erano soldati motivatissimi che combatterono contro i tedeschi nella Penisola tra il 1943 e il 1945. Operazioni il più delle volte segretissime. Colpi di mano, raid all’arma bianca per liberare paesi occupati o catturare nemici. Capaci di stare all’addiaccio settimane intere, senza rifornimenti. «L’operazione Herring» fu un anche un «premio» che il comando Alleato dette a questi guerrieri che si erano ben comportati durante il conflitto, destando l’ammirazione di britannici e americani. Duecento parà italiani si lanciarono dai Dc3 decollati dalla Toscana sulle campagne tra Bologna, Mantova e Modena. Altrettanti partirono su camionette e jeep armate sino ai denti, percorrendo strade «sicure» indicate dai partigiani.
Raid in totale autonomia
«Potevano agire in totale autonomia, esattamente come facevano in Nord Africa le pattuglie inglesi del Desert Long Range Patrol che si incuneavano dietro le linee dell’Asse» racconta orgoglioso Stefano. Che aggiunge: «Dopo l’8 settembre nonno non ebbe dubbi: e volle lottare contro il nazismo raggiungendo la “Squadrone F”». Le foto provenienti dall’archivio dell’Esercito (guarda quelle a calori mai viste) ritraggono i parà sorridenti mentre salgono sui Dc-3 da cui poco dopo si lanceranno. Durante la missione, trenta di loro furono uccisi. E in molti paesi e città al confine tra Emilia e Lombardia — Medolla, Mirandola, Poggio Rusco, Ferrara, Mantova — sono numerosissime le lapidi dedicate a questi ragazzi che si immolarono per la Liberazione. Si combattè strada per strada, casa per strada, minando ponti, assaltando guarnigioni e bloccando colonne di carri armati.
L’età media era sui 25 anni
L’età media era sui 25 anni e tra i caduti ci fu anche un diciassettenne, Amelio De Juliis, «figlio di contadini che fece di tutto per arruolarsi» ha scritto l’Anpi in un ricordo. Per il 25 aprile scorso i medici regalarono al caporale un Tricolore. Lui si commosse, tenendolo sempre con sé sino all’altro giorno, quando è partito per l’ultimo lancio. E ha raggiunto gli altri eroi dello Squadrone F. Domani (martedì) a Milano, alle 11, presso la parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola, si terranno i funerali. Ci sarà anche una rappresentanza della Folgore e i sindaci del Mantovano e del Modenese, i luoghi liberati dai parà italiani negli ultimi due giorni di guerra.