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Pubblicato il 02/03/2014

RASSEGNA STAMPA: IL GIORNALE DI VICENZA PARLA DEL LEONE DELLA FOLGORE BARON, SCOMPARSO ALCUNI GIORNI ORSONO

GIORNALE DI VICENZA del 2 Marzo 2014

IL PERSONAGGIO
Un picchetto d´onore per l´ultimo saluto nel duomo di Rossano Veneto
Addio al “Leone” dei parà
che sfidò la guerra in Africa

Roberto Luciani

“Bepi” Baron militò nella Folgore nella seconda guerra mondiale
domenica 02 marzo 2014
CRONACA, pagina 14

Sebastiano Baron, detto il Leone della Divisione Folgore| Baron detto “Bepi” insieme …

Il lancio finale qualche giorno fa, senza fare rumore. E così anche Sebastiano Baron detto Giuseppe (anzi, Bepi), ultimo combattente della Divisione Folgore nella nostra provincia, ha chiuso per sempre il paracadute per raggiungere il suo spicchio di cielo blu cobalto. È stato un eroe “Il Leone”, come lo chiamavano tutti i parà che lo hanno conosciuto, e che non si sia trattato di una rispettosa concessione alla sua età lo conferma il picchetto militare d´onore che nei giorni scorsi, nel duomo di Rossano Veneto, ha accompagnato il saluto di amici e familiari, tra cui i figli Marzio, Luigi e Ornello, quest´ultimo generale degli Alpini.
Scampato alla guerra e alla prigionia, scampato soprattutto all´inferno di El Alamein, ha guardato la morte negli occhi, senza scappare, senza girare le spalle e senza tradire rispetto ed onore, parole sempre tacciate di diffidente retorica, ma per lui confine tra l´essere uomini o sopravvissuti. Nato il 21 ottobre 1920 (lo stesso giorno e mese di sua moglie Isetta) e persi i genitori in tenera età, Baron cresce a casa della zia Luigia, che gli farà da famiglia, tra il lavoro dei campi e gli obblighi del Regime.
Chiamato alla leva nel 1940, artigliere di montagna a Sassari, diventa ben presto caporal maggiore, poi, dopo quasi due anni nell´isola, raggiunge Roma per le visite mediche da paracadutista. Scrive nelle sue memorie: «Eravamo in 25, ne scartarono subito 20. E 3, dei 5 rimasti, durante il corso, molto duro». Primo lancio da 250 metri a Tarquinia, il 6 giugno del 1942. Non ne farà molti altri. Trasferito a Francavilla Fontana, diventa goniometrista dei mortai da 81. A luglio raggiunge in treno la Grecia e da qui, a bordo di un Savoia Marchetti, l´Africa. La prima tappa è Tobruk, sulla spiaggia per giorni si siede ignaro su una mina antinave ancora attiva. Durante il trasferimento a piedi a El Alamein, esce indenne dallo scontro con un battaglione di parà tedeschi («Non ci eravamo riconosciuti»).
Maori neozelandesi, bombardamenti, assalti, fame e sete, poi un giorno il soffio del vento: «Avvenne qualcosa di inspiegabile: un´ondata di aria fresca mi portò la voce di una persona che mi disse di stare tranquillo, che sarei tornato a casa sano e salvo. Da quell´istante rinacqui».
La “Folgore” viene mandata al “Giardino del Diavolo”, il posto più avanzato, lui continua miracolosamente a schivare proiettili e bombe. Viene ferito, comincia a soffrire di enterocolite acuta, viene ricoverato. Si salva dal bombardamento dell´ospedale da campo, viene mandato a Tobruk e poi a Barce. Sopravvive anche al rum che gli danno i tedeschi («A Breviglieri, dove ci radunarono, un medico mi disse che sarei dovuto morire con un solo bicchierino, gli risposi che bevevo direttamente dalla bottiglia»), ma si rimette in piedi e ricomincia a combattere, stavolta in piena ritirata. La Morte continua a metterlo nel mirino, lui resta vivo e uomo d´onore anche di fronte ai prigionieri di guerra. Gli ultimi scontri a Takruna, poi la resa, il 21 aprile del 1943. Non cooperatore, resta prigioniero fino al settembre del 1946 in condizioni durissime.
«Non ci fu risparmiata la beffa finale: la consegna di abiti nuovi invernali come se dovessimo affrontare un altro inverno in prigionia. Alcuni di noi impazzirono». Imbarcato sull´incrociatore “Duca degli Abruzzi”, sbarca a Napoli e di qui in treno a casa, ad una vita finalmente civile, in ogni senso. Presidente onorario dell´Anpdi di Bassano e Treviso, «non ha mai dimenticato – sottolinea Guido Barbierato presidente dei baschi amaranto vicentini – i tanti amici lasciati per sempre tra le sabbie africane e che ora ritroverà assieme ai suoi genitori».

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