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Pubblicato il 26/06/2022

RASSEGNA STAMPA- IL RESTO DEL CARLINO PARLA DEI FUNERALI DI FABRIZIO E GABRIELE A REGGIO EMILIA

sopra. la bandiera portata in volo ai funerali dei dua sfortunati paracadutisti morti il 18 Giugno al campovolo di Reggio Emilia

IL RESTO DEL CARLINO
REGGIO pag. 3
Cecilia si lancia per ricordare il suo Gabriele Centinaia di persone ai funerali dei due parà

Il sindaco Vecchi nell’hangar della Bfu per esprimere il cordoglio della comunità: «Grossi l’avevo visto alle celebrazioni del 7 gennaio» Scende dal cielo il drappo tricolore con i nomi delle vittime, mentre tutto il movimento italiano si ferma per venire al campovolo
«Gabriele era tra i paracadutisti che si erano lanciati in piazza il 7 gennaio, in occasione della celebrazione del Primo Tricolore. Al pomeriggio avevo incontrato una delegazione della Folgore, l’avevo accompagnata al nostro Museo e mi ero messo a fare da Cicerone». Ai funerali, nella grande folla di parà di ieri e di oggi, militari e sportivi, che nell’hangar della Bfu si abbraccia e piange la morte di due amici, due veterani dell’aria con migliaia di lanci alle spalle – il caporalmaggiore scelto Gabriele Grossi, 35 anni, l’istruttore civile Fabrizio Del Giudice, 54, – c’è anche il sindaco Luca Vecchi. «Ho pensato che fosse giusto essere qui, a rappresentare il cordoglio di tutta la comunità», dice. Stringe la mani alla vedova di Del Giudice e a Cecilia Langella, che a breve avrebbe sposato il suo Gabriele, col quale condivideva anche la passione per questo sport, e invece l’ha visto cadere. E’ accaduto sabato scorso. Tutto in un attimo. Il lancio contemporaneo di 36 atleti, il tentativo di comporre in cielo una figura, la deriva, l’apertura delle vele: tutto perfetto. Poi, a meno di un centinaio di metri da terra, nel gran traffico della fase d’atterraggio, lo scontro, le funicelle che si attorcigliano, le vele che collassano: una tragedia. Cecilia, una settimana dopo, è qui. Sale sull’aereo che, pilotato da Gianfranco Giglietti, prende quota e prima lancia fiori sul punto della tragedia, poi i paracadutisti con la bandiera e infine – prima di un volo radente di saluto – lancia la squadra che porta in cielo un drappo tricolore coi nomi di Gabriele e Fabrizio. Cecilia atterra leggera come una libellula. Insieme al direttore Paolo Haim mostra la bandiera con quei due nomi tanto cari a tutti, fende la folla tra gli abbracci. Il papà di Gabriele, ex pilota Alitalia, le dà un bacio. Ci sono tutti, oggi, davanti alle due bare affiancate. Le scuole si sono fermate per essere presenti. C’è il colonnello Gianni Copponi, comandante del Capar di Pisa (dove Gabriele era distaccato, nel Centro sportivo Esercito), i vecchi commilitoni dell’8° Rgt Genio Guastatori Folgore. Ma soprattutto c’è Cecilia, con la sua forza, il suo «Mi manchi» pronunciato al microfono, la certezza che Gabriele avrebbe voluto essere ricordato così, con una grande festa dell’aria. «Quando il destino si accanisce, può succedere ovunque, in auto o mentre cammini», commenta Edoardo Stoppa, il popolare volto di Striscia la notizia, già presidente della Bfu. Alle esequie, concelebrate da don Roberto Bertoldi, il cappellano militare risponde alla domanda che aleggia; perché? «Forse perché siamo fatti per il cielo, per quel cielo azzurro che tanto amiamo». Andrea Fiori

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