CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 20/01/2014

RASSEGNA STAMPA: IL TEMPO PARLA DELLA FOLGORE IN SOMALIA


le foto fanno parte dell’archivio del nostro giornale

IL TEMPO del 20 Gennaio 2014

L’INTERVISTA

La Folgore torna in Somalia vent’anni dopo l’ultima missione
Vent’anni dopo la Folgore torna in Somalia. A fine mese duecento paracadutisti italiani al comando del generale di brigata Massimo Mingiardi (foto sotto, ndr)

Vent’anni dopo la Folgore torna in Somalia. A fine mese duecento paracadutisti italiani al comando del generale di brigata Massimo Mignardi. Sarà lui, infatti, a guidare la missione Eutm dell’Unione europea alla quale contribuiscono militari di tredici Paesi europei e avrà il compito di addestrare l’esercito somalo. Il contigente italiano, attualmente alla Scuola di Cesano per completare l’addestramento prima della partenza, vedrà tra i suoi effettivi gli uomini della Nembo, molti dei quali vent’anni fa erano a Mogadiscio e si trovarono coinvolti nello violento scontro fuoco al Check point Pasta il 2 luglio 1993 che costò la vita a tre soldati italiani e provocò trentasei feriti, alcuni di questi, ancora in servizio, hanno chiesto di far parte della missione. Lo stesso generale Mignardi nel 1993 era a Mogadiscio con il grado di capitano. Il ritorno degli italiani a Mogadisco è atteso dalla popolazione somala con grande aspettativa e speranza. Il medico Asha Omar Ahmed, ginecologa e impegnata contro le mutilazioni genitali, in questi giorni in Italia, ha chiesto al ministro degli esteri Emma Bonino e all’Esercito italiano di sostenere la ricostruzione del vecchio ospedale di Mogadiscio «De Martino» realizzato dagli italiani nel 1920. La dottoressa Asha Omar Ahmed vive sotto scorta dei soldati dell’Unione africana essendo stata più volte minacciata dagli Shabab, il gruppo legato ad Al Qaeda che controlla parte del territorio somalo. Un veterano della missione di vent’anni fa è l’attuale tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro, che al Check point Pasta rimase ferito gravemente.


Vent’anni dopo i soldati italiani tornano a Mogadiscio perché?

«Perché le missioni vanno ultimate e all’epoca fu abbandonata da tutti i Paesi coinvolti permettendo che Mogadiscio e la Somalia divenisse, dopo l’Afghanistan, la base più grande del terrorismo internazionale. Oggi si cerca di correre ai ripari e far ritornare la Somalia quella terra rigogliosa che era tanti anni fa».

Colonnello, lei rimase ferito a Check point Pasta, la prima violenta battaglia che vide soldati italiani coinvolti dopo la seconda Guerra Mondiale. Tornerebbe laggiù?

«Spero di tornarci. Di vedere il luogo dell’imboscata, deporre una corona in memoria di Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro, i tre miei commilitoni morti in quella battaglia. Ma mi dicono che la zona del Check Point Pasta è ora una zona ad alto rischio».

Quindi è una missione pericolosa?

«Nessuna missione è priva di rischi. In questo caso il rischio è elevato ma ne sono tutti consapevoli e vengono inviati i soldati più esperti. Sono due le missioni in Somalia: quella europea a guida italiana e quella d’Unione africana. Noi avremo il compito di istruttori e quello di garantire la sicurezza della base».

I paracadutisti tornano a Mogadiscio, ha qualche consiglio a dare a questi soldati?

«Sono tutti molti preparati, militari di alta professionalità e con una grande esperienza a cominciare dal comandante, generale Mingiardi, che vent’anni fa era anche lui a Mogadiscio. Siamo un esercito di alto livello tanto da meritare il comando della missione europea. Il Paese deve essere orgoglioso di questi uomini in divisa».

Un Paese che però lascia i due marò da due anni nel girone infernale indiano….

«Ci saranno stati sicuramente degli errori, ma non spetta a me dire chi ha sbagliato. So, però, che l’attuale governo e il ministro della Difesa Mauro stanno lavorando senza sosta per riportare a casa i due fucilieri di Marina. Inutile oggi puntare il dito su chi ha sbagliato. Posso dire con certezza che oggi il silenzio è un segnale che si sta lavorando alacremente per risolvere la delicata situazione. Spero che a breve Girone e Latorre possano tornare a repirare l’aria pulita della loro casa».

Maurizio Piccirilli

Leggi anche