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Pubblicato il 15/07/2020

RASSEGNA STAMPA- IL TIRRENO PARLA DELLE ACCUSE AL GENERALE CELENTANO

Nota della redazione
Il giornale livornese dà in pasto ai suoi lettori una serie di indizi che la procura contesta al Generale Celentano senza consentirgli alcun diritto di dare la propria versione dei fatti. In altre parole inizia una sorta di processo mediatico , già in corso anche su altri giornali, senza tenere conto della sua figura e della sua carriera professionale. Per dovere di cronaca ne informiamo i nostri lettori .

Il Tirreno ed.
sezione: PISA-PONTEDERA data: 15/7/2020 – pag: 16

La Procura accusa l’ex generale Celentano «A conoscenza della morte la sera stessa»

Secondo gli investigatori fu il colonnello Corradi a dirgli dell’allievo trovato senza vita. La telefonata a casa a Livorno
alle 23.48 per avvertire la moglie che avrebbe fatto tardi. La difesa: «Non ricordo, non so giustificare quella chiamata»


L’ufficiale Sapeva della morte di Scieri la sera stessa della caduta fatale. Lo aveva informato il comandante del Capar facente funzioni, il colonnello Pierangelo Corradi (nel frattempo deceduto). A quel punto l’allora comandante della Brigata Folgore, generale Enrico Celentano alle 23.48 dal suo cellulare di servizio chiama a casa a Livorno la moglie per dirle che ritarda. È la sera del 13 agosto 1999.

L’allievo parà giace ormai senza vita nell’area del casermaggio. Sul punto l’ufficiale, in pensione da anni, ha sempre risposto allo stesso modo: «Non ricordo, non so giustificarmelo».«Il generale mente»Per la Procura Celentano non dice la verità. E il procuratore capo Alessandro Crini con il sostituto Sisto Restuccia lo hanno indagato, chiedendo il rinvio a rinvio a giudizio, per favoreggiamento perché «essendosi portato a Pisa dopo che era avvenuto il fatto (morte Scieri, ndr) segnatamente intorno alla mezzanotte, dove aveva un incontro con il comandante facente funzioni del Capar, colonnello Corradi, per le necessarie concertazioni in relazione al grave fatto poco prima verificatosi, ha aiutato Antico Andrea, Panella Alessandro e Zabara Luigi a eludere le investigazioni omettendo di riferire quanto a sua conoscenza in relazione alla morte di Scieri».

«Celentano era in caserma»
Nell’avviso di conclusione delle indagini, la Procura descrive il seguente scenario, sempre negato da Celentano: «Si può ragionevolmente ritenere che il Celentano fosse già a conoscenza di quanto accaduto per averlo appreso direttamente dal colonnello Corradi secondo la seguente logica e sintetica ricostruzione – scrivono gli investigatori della polizia -. Il Celentano, la sera del 13 agosto 1999, mentre si trovava ancora in caserma, riceveva su un’utenza militare non meglio individuata, una telefonata proveniente dalla Gamerra, verosimilmente effettuata dal Corradi, presente in servizio, con la quale veniva informato dell’accaduto. Lo stesso, quasi immediatamente, a bordo del Defender parcheggiato nei pressi del suo ufficio, si portava a Pisa e, durante il tragitto, alle 23.48 effettuava una conversazione verso la propria abitazione, al verosimile scopo di avvisare la moglie che avrebbe tardato il rientro in casa. Una volta giunto a Pisa incontrava, verosimilmente nei pressi della Gamerra il colonnello Corradi, risultato in servizio dalle una alle 2 del 14 agosto, il quale lo informava dell’accaduto. Il Celentano verosimilmente, dopo avergli fatto presente che la questione riguardava la Caserma Gamerra e quindi le responsabilità dell’accaduto, come più volte affermato durante trasmissioni televisive, ricadevano esclusivamente sul comandante del corpo, da intendere come il vertice della struttura militare Capar, faceva rientro a Livorno.


Pertanto, una volta appreso del rinvenimento del cadavere conscio di quanto già appreso e, ritenendo che il tutto era di esclusiva competenza e responsabilità del comandante, faceva una visita quasi istituzionale all’interno, demandando tutto, per averglielo già riferito, al colonnello Corradi».

Il generale Celentano fa poi un’ispezione nella Gamerra la sera del 14 agosto, una visita che lui sostiene aver deciso nei giorni precedenti.


«Politici, banda di lazzaroni»L’alto ufficiale nella conversazioni intercettate dagli inquirenti dimostra di non gradire l’attività della commissione parlamentare d’inchiesta. E dal fratello riceve consigli su come spogliarsi di ogni bene e intestarlo alla moglie in previsione di una eventuale condanna. Parlando al telefono con il generale Franco Monticone il 28 aprile 2018, Celentano si sfoga: «Dopo aver fatto la commissione… lì… della Camera dei Deputati … una banda di lazzaroni, maleducati, bifolchi .. vabbè non sto a raccontare, la questione poi l’hanno ridata in mano al Tribunale di Pisa, e ce l’ha un Pm che è una brava persona, educato non come quelli scalmanati bifolchi dei politici. Sono stato chiamato tre, quattro, cinque giorni fa, sono andato e praticamente c’era una questione che non … che non è stata mai chiara, ma neanche da parte mia, cioè che io avrei fatto una telefonata (prima ?) del contrappello dove mancava Scieri, e l’avrei fatta (proprio?) in prossimità, diciamo, del contrappello, 23 e qualche cosa, telefonata fatta da Pisa a casa mia, ed io ho sempre detto: no, non è possibile, che ci facevo io alle 23 e fischia a Pisa, quando non c’era un’esercitazione, non c’era niente? Non è possibile!

Anche mia moglie dice: no no, io non ho ricevuto nessuna telefonata». «Diventa nullatenente»Non vogliono parlare al telefono, sono guardinghi. Allora Marco, il fratello di Celentano, gli scrive. La lettera viene intercettata e fotocopiata dagli investigatori all’ufficio postale di Poggibonsi, la zona dove è andato a vive l’ex comandante della Folgore. Si legge tra l’altro: «Appare evidente che i danneggiati (famiglia Scieri) appoggiati da politicanti rossi, vogliano trovare una risposta al dramma tremendo individuando un colpevole e, nel contempo, la volontà politica, di coinvolgere l’odiata Folgore nell’accadimento del fatto. A nostro avviso appare chiaro che la ricerca di un colpevole tenda anche a chiedere un risarcimento materiale e, quest’ultimo potrebbe concretizzarsi in un danno economico riportato dalla famiglia del deceduto che, in considerazione della sua collocazione socio economica si tradurrebbe, considerando l’ipotetico guadagno del giovane in circa 40 anni lavorativi, in svariati milioni! Sarebbe opportuno che tu, nel malaugurato caso che in qualità di comandante della Folgore, venissi riconosciuto corresponsabile dell’accaduto, per evitare una condanna di risarcimento economico da rovinarti, dovresti ora prendere le seguenti precauzioni: essere nullatenente con il solo reddito della pensione.


Devi effettuare la separazione dei beni con Rita. Dopodiché donare a lei casa e tutto il denaro e/o titoli vari. Farti assistere, sin da ora da uno studio legale di primaria importanza nazionale sia per capacità e orientamento politico (avvocati La Russa, Meloni, Bongiorno). Quanto sopra è auspicabile che sia da te effettuato con immediatezza per non trovarti, ripeto, nel malaugurato caso di condanna, in mezzo ad una strada, perché questi signori ti toglierebbero anche le mutande!» –pietro barghigiani(3-continua)

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