CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 24/05/2021

RASSEGNA STAMPA- LA JEEP CHE NACQUE IN DUE GIORNI

cortesia FormulaPassion.it del 24 Maggio


Si può creare un’auto iconica in soli due giorni? Molti risponderebbero di no. Eppure la storia di Jeep iniziò proprio così, un pò per esigenza e un pò per caso. La Seconda Guerra Mondiale stava già martoriando l’Europa e anche gli Stati Uniti si preparavano a fare il loro ingresso nel conflitto. L’esercito a stelle e strisce necessitava per di un nuovo mezzo da ricognizione, una fuoristrada che potesse superare ogni tipo di difficoltà e viaggiare su ogni terreno. Fin qui nessun problema, salvo che i tempi del bando che fu aperto dal Governo USA era proibitivo dal punto di vista delle tempistiche: offerte entro il 22 luglio 1940, 49 giorni per realizzare un prototipo e 70 vetture di prova in 75 giorni, come racconta l’edizione odierna de La Repubblica.


L’invito fu esteso a molti costruttori, ma soltanto pochi folli si presentarono: Ford, Willis-Overland e una piccolissima azienda in difficoltà economiche, la l’American Bantam. Fu proprio quest’ultima a strabiliare tutti, sfruttando l’ingegno e l’estro di Karl Probst, chiamato all’ultimo momento a compiere un miracolo di progettazione. Prima il rifiuto, poi la decisione di accettare la sfida dopo qualche pressione dai vertici delle forze armate. Probst riordinò una serie di schizzi e progetti sparsi, dando vita ad una piccola vettura squadrata e dall’aspetto inusuale. Era il 17 luglio.

Il modello fu assemblato a Butler in Pennsylvania e nel week end iniziarono già i primi test per essere pronti alla consegna il lunedì successivo. La Bantam era l’unica azienda ad essere riuscita nell’impossibile. Quell’auto era ben più pesante delle richieste dell’esercito USA, 840 kg contro i 544 kg richiesti. Eppure un militare riuscì a sollevarla di pochi cm da terra. Un risultato che permise di dare il via libera all’entrata in servizio di quella che sarebbe diventata la famosa Jeep Willis. Il Governo statunitense però non da molto credito alle capacità produttive della Bantam e così entrano in gioco anche Ford e Willis per l’assemblaggio: le vetture che nascono rispecchiano esattamente quelle progettate da Probst, con qualche piccola modifica (vedi i fari integrati nella griglia applicati dall’Ovale Blu).

FP | Gianluca Sepe

Leggi anche