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Pubblicato il 10/12/2014

RASSEGNA STAMPA: LA NAZIONE DI SIENA PARLA DELLA “MANGUSTA 2014”

SIENA- MILLE paracadutisti hanno preso parte alla «Mangusta 2014». Un’esercitazione che si è sviluppata in due settimane in condizioni estreme. Per gli uomini della Folgore «La Mangusta» è praticamente un addestramento particolare che potremmo definire «l’università per i baschi color amaranto». Inserzioni multiple in territorio ostile con assetti aerei e anfibi per attaccare e distruggere, simultaneamente, 10 installazioni fisse e 5 autocolonne avversarie in appena 7 giorni. Una media di 150 chilometri di movimento appiedato per ciascuna pattuglia, in terreno accidentato, con condizioni metereologiche proibitive e sotto la costante pressione nemica esercitata con unità motorizzate, assetti cinofili, capacità di guerra elettronica e radar di sorveglianza del campo di battaglia. Questa, in sintesi, l’attività di interdizione d’area condotta dai paracadutisti del 186° Reggimento paracadutisti Folgore della nostra città, nell’ambito dell’ esercitazione «Mangusta 2014» che ha coinvolto, per circa due settimane a cavallo di novembre e dicembre, più di 1000 paracadutisti della brigata Folgore in entrambi i partiti in gioco. NON A CASO, la «Mangusta» è da sempre considerata l’università del paracadutista, il cimento individuale e collettivo che non fa sconti e non consente scorciatoie. In particolare, operare in una pattuglia di combattimento in interdizione è una prova che porta al limite le capacità fisiche e psicologiche del combattente, la quale, per essere portata a termine, richiede professionalità, forza fisica e di carattere, salda volontà di assolvere il compito. Trattasi oltretutto di un gioco libero, in cui intuito e iniziativa ai minimi livelli marcano inesorabilmente la differenza tra il successo e il fallimento dell’operazione. In conclusione, la manovra sul terreno è risultata efficace: tutti gli obiettivi sono stati conseguiti, con perdite irrisorie’ (un modo di dire anche nel caso di un’esercitazione). «Tuttavia scrive il tenente colonnello Federico Bernacca , se qualcuno volesse realmente valutare l’esito dell’attività, dovrebbe ammirare i volti sporchi, induriti ma entusiasti dei paracadutisti del 186° Reggimento per aver operato per oltre 7 giorni in condizioni operative estreme: come dire, cosa normale per il paracadutista. Ha vinto l’addestramento, missione compiuta».

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