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Pubblicato il 21/10/2020

RASSEGNA STAMPA- LA PROVINCIA PAVESE PARLA DELLA DIVISIONE PAVIA DI EL ALAMEIN

La Provincia Pavese ed. sezione: VARIE data: 21/10/2020 – pag: 39

El Alamein, 1942 i pavesi nell’inferno della battaglia “uno contro dieci”

La Folgore e altri reparti preferirono la distruzione alla resa . Da Maretti ai “parà” Bodriti e Tinivella, storia dei nostri reduci

Roberto Lodigiani – Montgomery, il vincitore di El Alamein, si guadagnò diversi soprannomi, tra cui quello di «generale dieci contro uno», per la schiacciante superiorità in uomini, mezzi e materiale con cui amava andare all’attacco; ma quella proporzione, rovesciata, contribuisce a dare un’idea del tritacarne nel deserto che i soldati italiani – peggio armati, vestiti ed equipaggiati rispetto al nemico inglese – dovettero affrontare.

Tra di essi non pochi furono i pavesi: molti morirono; altri, fatti prigionieri o trascinatasi penosamente per centinaia di km, per lo più a piedi, durante la ritirata dall’Egitto alla Tunisia, sono tornati per raccontare. Tre di loro, il sergente Sisto Bodriti, di Pavia (mancato nel 1881), e Dorino Tinivella, di Tre Re (Cava Manara) erano paracadutisti della Folgore, come pure Oreste Barbieri, di Borgo Priolo, deceduto a Voghera nel 2012.


La Folgore era un’unità speciale creata per partecipare all’attacco a Malta, spina nel fianco dei convogli marittimi che trasportavano i rifornimenti all’armata corazzata italo-tedesca del Nord Africa; si era addestrata a Tarquinia e nell’estate del 1942 era pronta per dare il suo contributo all’operazione C5, l’invasione dell’isola a cui erano favorevoli gli alti comandi italiani e il feldmaresciallo tedesco Albert Kesselring. Ma Rommel, il comandante dell’Africa Korps, convinse Hitler, con cui aveva un filo diretto, a rinunciare all’assalto a Malta per privilegiare l’avanzata con obiettivo Alessandria d’Egitto.
E la Folgore viene scaraventata nel deserto, da unità d’elite diventa “carne da cannone” gettata nella fornace.Le tre battaglieArriviamo così a El Alamein, l’ultima linea di resistenza dell’ottava armata britannica. Le battaglie combattute qui in realtà furono tre. La prima venne ingaggiata a luglio da Rommel che tentò più volte di spezzare il fronte inglese, ma sbattendo sempre contro un muro invalicabile; un’insistenza cocciuta che costò all’Asse la perdita di enormi quantità di uomini, carri armati, aerei e preziosissima benzina. Le altre due sono quelle autunnali, scatenate dal maresciallo Montgomery, il cui esercito era stato enormemente rinforzato dagli aiuti americani. Lo scontro inizia il 23 ottobre del ’42.
Inizialmente, gli italotedeschi ripagano gli inglesi della stessa moneta di luglio, infliggendo loro gravi perdite. La Folgore, la divisione di fanteria Pavia, quella corazzata Ariete (in cui combatte il colonnello varzese Maretti, a capo del reggimento di carri M, più leggeri e meno potenti degli Sherman e dei Lee-Grant britannici) si sfiniscono nel mantenimento delle posizioni. A novembre, la nuova possente spallata di Monty riesce infine a scardinare lo schieramento italo-tedesco. Comincia il penoso ripiegamento nel deserto, l’Italia perde gli ultimi lembi delle sue colonie, e la resa in Tunisia dell’aprile 1943 spalancherà agli Alleati (sbarcati nel frattempo in Marocco ed Algeria) le porte della Sicilia e del continente. Oggi El Alamein è una località turistica vicina al confine tra Libia ed Egitto. A testimonianza dell’immane scontro, restano i cimiteri di guerra, le infinite distese di croci, parecchie delle quali senza nome. Poi la lapide italiana con scolpita la scritta: «Mancò la fortuna, non il coraggio». Mancò tanto altro: carri armati moderni, aerei, carburante. Ma certo non il valore dei singoli.

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