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Pubblicato il 16/06/2020

RASSEGNA STAMPA- NUOVA PISTA SUL CASO DELL’OMICIDIO DELL’INCURSORE MARCO MANDOLINI

LA NAZIONE DEL 16 GIUGNO 2020 –


LIVORNO C’è una nuova pista per l’omicidio di Marco Mandolini, il sottufficiale della Folgore ferito con quaranta coltellate e finito con un masso di 25 chili la sera del 13 giungo del 1995 sugli scogli del Romito, a Livorno. A venticinque anni di distanza spunta nuovamente come possibile movente dell’omicidio – al momento senza un colpevole – la pista che riconduce a uno dei grandi misteri italiani: c’è l’ombra di Gladio. «Siamo entrati in possesso – spiega il criminologo Federico Carbone, che con il legale storico della famiglia Dino Latini sta conducendo ulteriori indagini – di documenti, dei quali abbiamo l’autencità, che mettono in collegamento la morte di Mandolini con la struttura paramilitare creata nell’ambito di Stay Behind. Sappiamo che Marco era un addestratore Gladio ed è su questa pista che insistiamo. Sono documenti di cui abbiamo testato l’autenticità. Abbiamo una fonte assolutamente riservata che sostiene, documentandolo, che l’orario della morte di Marco Mandolini fu antecedente alle ore 21 di quel 13 giugno del 1995. Secondo questa fonte, Marco fu portato lì e non fu ucciso sugli scogli. Sono piste investigative che sottoporemo all’attenzione di altre Procure». Federico Carbone da due anni ha preso in mano il mistero dell’omicidio della scogliera: «Purtroppo non siamo riusciti a rintracciare il ragazzino tedesco che dette l’allarme, avrebbe potuto essere utile alle indagini». Mandolini, lo ricordiamo, era stato incursore del Col Moschin e guardia del corpo del generale Bruno Loi nella missione Ibis in Somalia.

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