EL ALAMEIN

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Pubblicato il 11/12/2022

RASSEGNA STAMPA- ORISTANO: IL FIGLIO RACCONTA LA STORIA DEL PADRE PARACADUTISTA DELLA FOLGORE FINO A TAKROUNA

“Ci sono voluti due annetti per scrivere questo libro”, racconta con un po’ di emozione il figlio Antonio Sanna. “Ho voluto ricordarlo così, tra le mie ricerche e i suoi racconti: un modo anche per festeggiare il suo centenario, che ricorre quest’anno”.


LA NUOVA SARDEGNA – 11 dicembre 2022
di Paolo Camedda

Oristano Si intitola All’ombra del sole ed è il racconto del soldato Peppino nonché l’esordio letterario di Antonio Sanna. Prendendo spunto dai suoi racconti, e attraverso un accurato lavoro di ricerca storica durato due anni, l’autore ha ricostruito nel libro la storia delle vicissitudini del papà durante la Seconda guerra Mondiale. Arruolatosi a 17 anni con la Folgore, paracadutato a El Alamein, ( forse intendeva scrivere inviato, ndr) il soldato Peppino fu catturato nel 1943 e sopravvisse in condizioni proibitive per quattro anni prima di far ritorno in Sardegna.
«Partì da Silì all’età di 17 anni per andare a lavorare a Ventimiglia – racconta Antonio Sanna -. A Dolceacqua aveva uno zio maresciallo di stazione dei carabinieri. Da lì lo mandarono a fare la visita di leva insieme agli altri quando scoppiò la guerra. Fu assegnato a Cagliari, dove gli fu concesso di scegliere di arruolarsi con i paracadutisti della Folgore».
Partì per El Alamein il 12 maggio 1942. Dopo la sconfitta italiana, con altri soldati italiani marciò dall’Egitto alla Libia per 2.500 chilometri nella fascia litoranea fra il mare e il deserto. «Di giorno faceva un caldo insopportabile, mentre di notte la temperatura era rigida – racconta il figlio Antonio -. Per sopravvivere erano costretti a scavare delle buche e riposavano all’interno con i cappotti e le coperte». Ma una dura battaglia si combattè sulla collina di Gebel Takrouna. «È stata l’ultima dell’esercito italiano contro gli anglo-americani. Resistettero tre giorni e tre notti – prosegue -, ma poi dovettero arrendersi agli alleati, guidati dalle truppe maori neozelandesi. A loro fu riservato l’onore delle armi».

Dopo la cattura, arrivarono i momenti più difficili e duri. «Furono condotti a Grombalia, in Tunisia, assieme a circa 120mila persone. Catturato il 21 aprile 1943, rimase lontano da casa fino al 1946». Dopo esser stato anche ad Haifa, alla fine fu trasferito a Porto Said e da lì, il 27 luglio, fu imbarcato per Napoli: «Dovette aspettare un giorno in porto sulla nave: c’erano infatti disordini con bande locali che si contendevano il territorio. Dopo lo sbarco, siccome ancora non c’era l’inno d’Italia, lui e gli altri soldati furono accolti con O Sole mio. Mandati a Fuorigrotta furono rivestiti con abiti civili. Diedero 1.500 lire a testa e tornò in Sardegna. Ebbe 60 giorni di congedo normale che si trasformarono in congedo illimitato».

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