CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 29/08/2014

RASSEGNA STAMPA- PERCHE’ I JIDAHISTI DECAPITANO I NEMICI

RASSEGNA STAMPA- PERCHE’ I JIDAHISTI DECAPITANO I NEMICI

di ANTONELLO GUERRERA
REPUBBLICA

James Foley è stato decapitato dall’Is. Oggi quattro presunte “spie del Mossad” sono state decapitate da estremisti del Sinai. Pochi giorni fa la decapitazione di un cristiano in Kenya per mano di Al Shabaab. L’anno scorso il soldato Lee Rigby è stato decapitato a Londra da fanatici islamici. Nel 2004 il regista Theo Van Gogh si ritrovò senza testa in pieno centro di Amsterdam per “un film blasfemo”. Stessa fine per il giornalista americano Daniel Pearl. La domanda è: perché gli estremisti islamici decapitano i loro “nemici”? E c’è un legame tra Islam è decapitazioni sommarie, con tanto di efferati e cruenti video?

Siria, jihadisti dello Stato islamico decapitano reporter Usa

La decapitazione nelle culture mondiali. Innanzitutto, la decapitazione è una pratica omicida millenaria, legata a un gran numero di culture. Basti pensare, tra le altre cose, ai Romani (a Cicerone venne mozzata la testa), all’Iliade, all’Odissea, a San Giovanni Battista (decapitato per volere di Salomé), ai giapponesi e a Yukio Mishima, a Robespierre e alla Francia, dove l’ultima ghigliottina è stata utilizzata nel 1977 ed è stata vietata ufficialmente da Parigi solo nel 1981. La decapitazione, soprattutto nell’antichità, costituiva una morte quasi onorevole, per esempio nei paesi anglosassoni e nordici, a differenza della crocifissione, come a Roma. Per altre culture, vedi quella cinese, è invece una fine ingloriosa e infamante. Dunque, dal punto di vista storico, legare la decapitazione esclusivamente al mondo musulmano è una grave inesattezza. Tanto è vero che, per fare solo un esempio, il Fulcherio di Chartres parla nel 1099 di circa 10mila musulmani ed ebrei decapitati dai crociati cristiani.

Il rituale nell’Islam. Tuttavia, è vero che l’unico che ancora contempla la decapitazione nei suoi codici penali è effettivamente un paese islamico (più precisamente wahabita, una branca estremista del sunnismo) come l’Arabia Saudita (e fino al 2005 hanno fatto lo stesso altri stati musulmani come Yemen, Iran e Qatar). Il primo biografo di Maometto, Ibn Ishaq (704-767), ha scritto che nel 627 il Profeta, durante la Battaglia del Fossato, approvò la decapitazione di centinaia di ebrei della tribù dei Banu Qurayza alla periferia di Medina. E, ai tempi dell’Impero Ottomano, la decapitazione era la prima tecnica di “aggressione simbolica” tra i soldati. Anche in epoca più recente, nel 1996, durante la Guerra in Cecenia, fecero scalpore i video dei miliziani islamici che decapitarono un soldato russo che non voleva convertirsi all’islam.

Nuovo orrore jihadista: 4 decapitati in Egitto

Nel Corano e altri testi sacri. Ma soprattutto, nel Corano ci sono alcuni riferimenti che possono far pensare alla decapitazione del nemico. Alla sura 8, versetto 12 si legge: “E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: ‘Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi!'”. E poi, sura 47, verso 4: “Quando incontrate i miscredenti, colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente”. Ma una scena di decapitazione si può ritrovare, per esempio, anche nel Vecchio Testamento, nell’episodio di Davide e Golia. Inoltre, come si è scritto di recente, molti jihadisti non conoscono neanche questi versetti incriminati del Corano. Tanto che, come ha riportato Vox, alcuni degli articoli più comprati su ebay dai combattenti europei della Guerra Santa prima di trasferirsi in Medio Oriente sono una sorta di “bignami” su Corano e Islam. Quindi, molti jihadisti possiedono una conoscenza decisamente approssimativa dei precetti e della cultura dell’islam.

La pratica nel jihad oggi. Secondo diversi esperti, oltre a una sorta di rito antico, la decapitazione perpetrata dagli estremisti islamici dunque avviene innanzitutto per due motivi. Il primo: a differenza del passato, questa è la più agghiacciante profanazione del corpo del nemico, perché divide la testa, cioè la mente e il cervello, da tutto il resto. Alcuni estremisti islamici, secondo le testimonianze negli anni, credono che questa pratica condanni irrimediabilmente il nemico alla dannazione eterna. Tuttavia, questa credenza non trova conferma nei testi sacri dell’islam. Il secondo motivo, invece, risiede tutto nel terrore mediatico che lo Stato Islamico vuole diffondere nel mondo grazie ai media e soprattutto a Internet e social network. La decapitazione, secondo i jihadisti al soldo del leader dell’Is Al Baghdadi, è il messaggio più sconvolgente per spaventare “gli infedeli”.

SCHEDA – Che cos’è lo Stato Islamico, il gruppo jihadista che minaccia il mondo

Un rito mediatico. Oggi dunque la decapitazione è diventata soprattutto un rivoltante rito dedicato agli spettatori, più che alle povere vittime. Mostrare le teste mozzate sui social network, infatti, è diventato quasi un must per i jihadisti per avere più retweet possibili. Non a caso, come abbiamo visto nella brutale esecuzione di James Foley, l’Is oramai usa una vera e propria regia (con montaggio) per lanciare i suoi agghiaccianti messaggi all’Occidente e a tutti “gli infedeli”. Non è un caso, infatti, che sono soprattutto le “spettacolari” decapitazioni, insieme alle crocifissioni, che lo Stato Islamico decide di veicolare nella Rete per lanciare i suoi devastanti manifesti. Del resto c’è poca traccia. Tattiche mediatiche così atroci che persino Al Qaeda, oltre a altri gruppi estremisti islamici come Hamas ed Hezbollah, ha ripudiato. Nel 2005 Ayman al-Zawairi, attuale leader di Al Qaeda dopo l’uccisione di Bin Laden (di cui era il vice), scrisse addirittura una lettera ad Abu Musab al-Zarqawi, il “predecessore” dell’Is in Iraq poi eliminato dagli Usa, per dissuaderlo da queste tecniche così feroci: “Ai musulmani non piaceranno mai cose del genere”.

Leggi anche