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Pubblicato il 15/10/2018

RASSEGNA STAMPA: QUALI TAGLI ALLA DIFESA? STOP AL “SUPERCOMANDO UNIFICATO” .

l’autorevole mensile Airpress del 15 Ottiobre 2018 fa un riassunto di quanto sta accadendo nei palazzi riguardo i tagli di “mani di forbice”

Ci saranno tagli alla difesa, nell’ordine di 500 milioni di euro. Riguarderanno prima di tutto il cosiddetto Pentagono italiano, progetto lanciato lo scorso anno sulla scia della razionalizzazione del personale. Poi, il governo prevede di “sospendere” altri programmi non meglio definiti, lasciando intendere che non ci saranno cancellazioni, bensì delle rimodulazioni degli impegni già sottoscritti. Il tutto, tendendo a mente ciò che è “strategico per la crescita” e “l’ammodernamento delle Forze armate”. Sono le (poche) certezze che arrivano dall’ultima puntata sul tema “spese per la difesa”, firmata dal vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio e dal ministro Elisabetta Trenta.

NESSUNA ROTTURA

In mattinata, il vice premier ha risposto (questa volta ha scelto Instagram) ad alcune indiscrezioni riportate dal Giornale, secondo cui sul tema delle spese militari ci sarebbe stato lo strappo con la titolare del dicastero di Palazzo Baracchini, incolpata di eccessive resistenze alle sforbiciate di bilancio. Secondo il quotidiano, Di Maio sarebbe addirittura pronto a sostituire il ministro Trenta (insieme a Toninelli). “Sciocchezze”, ha detto il numero uno del Mise, ribadendo altresì i ringraziamenti alla Trenta per il mezzo miliardo di risparmi che è riuscita a racimolare in favore della “manovra del popolo”.

COSA HA DETTO LA TRENTA

Immediato anche il rilancio della diretta interessata. “Quando si vogliono cambiare le cose si trovano sempre delle resistenze”, ma “chi ha la schiena dritta tira dritto e continua a portare avanti il suo lavoro. Noi questo stiamo facendo, insieme a Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte”. Poi, il ministro della Difesa rende ufficiali alcune decisioni: “Abbiamo deciso di sospendere dei programmi che potevano aspettare, abbiamo deciso di tagliare un progetto di cui la Difesa in questo momento non aveva assolutamente bisogno. Quando leggo che si vuole spendere 1 miliardo e mezzo per realizzare il Pentagono italiano e poi vedo che i nostri uomini e le nostre donne sul terreno, in Italia e all’estero a volte non dispongono nemmeno degli equipaggiamenti necessari – ha detto – io mi fermo, rifletto e intervengo”. Nessun taglio sugli stipendi della Difesa, ha aggiunto, e “salvaguarderemo tutto ciò che è strategico per la crescita del Paese e l’ammodernamento delle Forze armate”.

LE (POCHE) CERTEZZE

Uscite che hanno finalmente dato alcuni messaggi chiari sull’intenzione del governo per la difesa nell’ambito della Legge di bilancio. La prima certezza è lo stop al cosiddetto Pentagono italiano, un progetto lanciato a inizio 2017 dall’allora ministro Roberta Pinotti per riunire a Centocelle (dove già si trova il segretariato generale della Difesa) i vertici di tutte le Forze armate, in linea con l’obiettivo di razionalizzare sforzi e personale. Altra certezza è il taglio al bilancio, che ci sarà sicuramente, e che varrà 500 milioni di euro. Saranno recuperati dalla “sospensione” di altri programmi non meglio specificati. Sospendere dunque, e non tagliare o sopprimere, quasi a voler dire che si tratterà di una rimodulazione degli impegni previsti, diluendo nel tempo gli acquisti. In ogni caso, rassicura il ministro della Difesa, ci sarà estrema attenzione per “equipaggiamenti”, per “tutto ciò che è strategico per la crescita” e per “l’ammodernamento delle Forze armate”.

COSA MANCA

Concetti che hanno sicuramente bisogno di specifiche ulteriori, quanto meno per capire ciò che è “strategico” e ciò che invece è “inutile”. Quest’ultimo termine è infatti stato associato più volte da Di Maio alle “spese militari”, accendendo le preoccupazioni di un comparto già vittima di anni di budget risicati. Presto si sapranno i programmi coinvolti. Stando alle indiscrezioni, potrebbero riguardare gli elicotteri militari NH90 e il sistema di difesa missilistico Camm-Er.

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