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Pubblicato il 14/11/2014

RASSEGNA STAMPA SULL’INCURSORE MANDOLINI UCCISO NEL 1995 A LIVORNO

RESTO DEL CARLINO di ANCONA del 14 Novembre 2014

Omicidio del parà Mandolini,scoperto il dna del misterioso killer

Originario di Castelfidardo, venne ucciso a Livorno: cauta la famiglia
Andrea Massaro

ANCONA-m DI LUI si è detto tutto e di più. Che era omosessuale, che contrasse l’Aids, che assunse sostanze proibite in Somalia. Si disse pure che Marco Mandolini, il parà della Folgore originario di Castelfidardo, brutalmente assassinato il 13 giugno del 1995 sulla scogliera del Romito, a Livorno, proprio in vurtù della delicata missione di cui era stato incaricato in Somalia (nel 1992 era stato caposcorta del generale Bruno Loi), fosse l’anello di congiunzione tra tanti morti sospette. Quella del giornalista Mauro Rostagno, ucciso il 26 settembre 1988 e quella più eclatante dell’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e del suo cameramen Milan Hrovatin. Ma arrivati alla soglia dei venti anni dalla misteriosa uccisione di Marco Mandolini, ancora non si è riusciti a dare un volto al suo assassino. E il cold case si riapre. Perchè da Livorno rimbalza la notizia del ritrovamento del dna del presunto assassino del parà di Castelfidardo massacrato con 40 coltellate e finito con una grossa pietra alla testa che gli sfondò il cranio. Emerge anche dall’analisi delle tracce ematiche che chi ha fatto fuori Mandolini non aveva problemi di salute. Le indagini sul delitto di Mandolini a Livorno hanno avuto alti e bassi. Nel 2007 l’allora pm Antonio Giaconi ritenne possibile che attraverso il dna fosse possibile risalire all’identità del killer. Furono quindi disposte accurate analisi sui reperti di sangue rinvenuti sulla scena del delitto. Venne isolato un profilo genetico. Il fatto che appartenga a una persona sana indirizzerebbe le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo verso la pista economico-finanziaria di cui si era parlato molto all’epoca. Effettivamente Mandolini ebbe dei problemi economici come alcuni suoi compagni commilitoni che furono con lui nella missione Ibis in Somalia. Ma la sua situazione non era più disperata di altre. «Anzi racconta il fratello Flaviano lui riuscì a recuperare buona parte dei soldi che una finanziaria gli sottrasse. E non sembrava più tanto preoccupato da quel fatto». La famiglia Mandolini in tutti questi anni non ha mai perso la speranza, nonostante le mille ipotesi sfumate. «Siamo stati sempre convinti dice il fratello di Marco che i due corpi, quello rappresentato in fotografia e quello che ci hanno fatto vedere nella bara, non fossero della stessa persona. Non era Marco quello davanti a noi». Ma allora perchè parlare adesso di una possibile svolta? «Per sviare le indagini risponde seccamente il fratello . La realtà che è che nessuno ha mai capito perchè Marco sia stato assassinato. Abbiamo anche scritto al presidente della Repubblica per chiedere la riesumazione della salma. Ci ha risposto gentilmente, ma non ci è stata concessa». Marco prima di morire disse ai familiari che stava indagando su due morti sospette di colleghi. E forse quelle morti erano collegate proprio alla somministrazione di sostanze illegali. «Noi abbiamo un pezzo del cuoio capelluto ritrovato sulla scogliera del Romito Non ce l’hanno fatto mai analizzare». Perchè?

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