Pubblicato il 31/12/2015
RASSEGNA STAMPA: UN MEDICO DEL COL MOSCHIN IN ANTARTIDE

IL GIORNO del 31.12.2015
Il Capodanno diverso al Polo Sud Letizia: io, un parà fra i ghiacci
Il capitano medico degli incursori nel pool della base Concordia
Beppe Boni
C’È UN ANGOLO del mondo silenzioso e magico. Qui nel nulla il senso di sfida dell’uomo si intreccia con la scienza in un deserto bianco senza confine dove bisogna più saper ascoltare che parlare, dove l’ambiente ostile diventa amico solo se lo rispetti. Stazione di ricerca italo-francese Concordia, Antartide, a 3200 metri di altitudine che equivalgono a 4mila, un posto dove l’aria è talmente secca che rischia di bruciare le mucose, vento a 350 chilometri orari e temperature fino a -70 gradi. Nei due cilindri comunicanti una cinquantina di persone saluterà il 2016 nel punto più esclusivo e lontano della Terra. Un brindisi fra i ghiacci, spessi anche 4500 metri, che garantiscono la vita del pianeta, ora come non mai sotto osservazione per attenuarne il riscaldamento progressivo. STAZIONE Concordia, dov’è appena iniziata la campagna estiva, è situata su Dome, un’altura della calotta antartica a 75° e 06″ sud e 123° e 20″ est. L’energia elettrica è garantita da due generatori da 174kw ciascuno, l’acqua mediante la fusione della neve. La spedizione è gestita dall’Enea mentre il Cnr coordina la ricerca scientifica che spazia dall’astrofisica, alla glaciologia, all’esame dei mutamenti dell’atmosfera e climatici, alla vita sotto i ghiacci, alla tutela dell’ambiente e all’adattabilità dell’uomo in condizioni estreme. L’Italia ha mandato quaggiù una nazionale della ricerca: biologi, scienziati, esperti di clima, medici. Ci sono civili ma anche un pool di militari, 24 in tutto, impegnati nel programma scientifico che si svolge fra la stazione Mario Zucchelli nella Baia di Terranova sul mare di Ross e la base Concordia. NEL POOL che lavora qui a 18mila chilometri dall’Europa (cambio a febbraio), alla 31esima missione antartica, partecipano i migliori, i più determinati, i più duri. Donne comprese. In Antartide entra chi ha muscoli, cervello e volontà. L’esercito ne ha inviata una che arriva dalle forze speciali, l’unica del contingente militare. Il capitano medico Letizia Valentino, 32 anni, catanese, fa parte dei corpi d’élite come i 24 colleghi che sono qui, fra cui guide alpine, tecnici dei mezzi e ufficiali dell’aeronautica. Dopo un paio di missioni all’estero, Afghanistan compreso, è stata preparata al centro addestramento alpino di Aosta e dagli incursori paracadutisti del Col Moschin, di cui fa parte. «Tocca a me gestire il lato sanitario – dice -. I problemi maggiori si hanno inizialmente per le malattie d’alta quota a causa dell’aria rarefatta, per il sonno o per piccoli traumi. Tagliarti un dito o sbattere un ginocchio a queste temperature è un problema serio». L’ITALIA, spiega, per ora non le manca. Come le altre donne, civili, della spedizione non ha tempo per pensare. La giornata tipo? «Sveglia alle 5,30, esercizi di stretching per migliorare il trofismo muscolare provato dal freddo e prevenire le contratture. Poi al lavoro. Ogni giorno bisogna tenere in ordine il materiale farmaceutico e controllare l’igiene dei locali. Qui in ambienti chiusi e protetti è fondamentale». In ambulatorio il capitano Valentino collabora con il medico dell’Esa. «Facciamo prelievi di sangue al mattino, controlliamo il personale e siamo a disposizione». In valigia ha messo «sette magliette, tre pantaloni e scarpe da ginnastica». Nel beauty solo salviette profumate, tutto il resto è fornito dall’Enea. Nel nulla bianco non c’è differenza fra uomo e donna. La sfida è alla pari. In un servizio di Sky Silvia Olmastroni racconta come si svolge la sua osservazione sulla popolazione di queste parti, composta solo dai pinguini: «Passo anche quattro giorni ogni settimana in un punto staccato dalla base, praticamente un piccolo bunker col mio collega Francesco. OSSERVIAMO da vicino la vita dei pinguini cogliendo ogni particolare, ogni movimento». Olga Mangoni, ecologa, guarda più giù. Studia le forme di vita che stanno sotto l’enorme spessore di ghiaccio e sempre su Sky racconta quanto sia delicato perforare la calotta e recuperare reperti biologici da analizzare poi in laboratorio. Capire che cosa succede sotto il pack è fondamentale per comprendere che cosa bisogna fare per salvare il pianeta sopra. Per questo un palombaro incursore della Marina si immergeva sotto il ghiaccio a scopo di ricerca. Fra le mura della base ora sono i due cuochi a essere impegnati in una missione speciale: oltre al pane fresco stanno preparando la cena di Capodanno. (ha collaborato il ten. col. Camillo Della Nebbia)