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Pubblicato il 13/09/2021

RASSEGNA STAMPA – UNA FESTA DEDICATA ALLA LEVA : POLEMICHE

La Nuova di Venezia e Mestre
Francesco Furlan
12 Settembre 2021
La festa di Chirignago è dedicata alla leva militare, mostra e sfilata. «Un racconto acritico». Gli organizzatori: «È un grazie ai ragazzi»

VENEZIA. Introdotta nel 1861, abolita nel 2004, fa ancora discutere. E chissà se un adolescente ha mai davvero sentito parlare della naja. L’occasione arriva dalla Fiera franca di Chirignago, edizione numero 379. Edizione dedicata proprio alla naja, con una serie di iniziative: una mostra e una sfilata, andata in scena ieri.

La polemica

La scelta di dedicare la Fiera alla leva militare ha aperto un dibattito sollevato da una lettera aperta firmata da un gruppo di ex obiettori, e che gira intorno a un paio di interrogativi: che cosa ha rappresentato la naja per milioni di italiani? È giusto celebrarla? È probabile che ci sia una risposta per ogni naja fatta o rifiutata: la biografia di un Paese.



«Rievocare in senso acritico un’esperienza così controversa, la cui reintroduzione ogni tanto viene proposta strumentalmente da qualche politico, come modello educativo per le nuove generazioni ci pone dubbi e domande, e ci chiediamo quale ne sia il senso», scrivono i firmatari della lettera che oggi verrà consegnata a Giuseppe Saccoman, presidente dell’associazione che organizza la Fiera. Tra i firmatari Alberto Laggia, giornalista di Famiglia Cristiana, Fabio Brusò, animatore del gruppo dei Celestini, Gianluca Trabucco, ex presidente della Municipalità, Carlo Giacomini, docente Iuav, e altri.



Il servizio obbligatorio, tra le prima misure adottate dal Regno d’Italia nel 1861, fu istituito per difendere la nazione ma fu anche uno strumento per l’unificazione linguistica e sociale, il luogo in cui i dialetti e le culture si mescolavano, un modo per modellare prima i sudditi del regno e poi i cittadini della Repubblica. Ma certo la naja è stata anche la penna di cappone al posto di quella dell’aquila sul cappello degli alpini – e guai a dire che si trattava di un imbroglio – i ragazzi ’99 morti nelle trincee della Prima guerra mondiale sulla linea del Piave, Emilio Lussu sull’Altipiano di Asiago, le gamelle vuote e le scarpe sfondate sulle neve nella Russia di Mario Rigoni Stern.

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