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Pubblicato il 10/06/2020

RECENSIONI- LIBRI – LE VERE CAUSE DELLE SECONDA GUERRA MONDIALE: 10 GIUGNO 1940 – L’ITALIA POTEVA SOTTRARSI?

Recensione

Gianfredo Ruggiero “Le Vere Cause della Seconda Guerra Mondiale”
Distribuito da AMAZON anche nel formato E-book, oppure chiedere copia all’autore: ruggierogianfredo@libero.it – https://excaliburitalia.wordpress.com/


10 giugno 1940, L’Italia entra in guerra, un anno dopo l’inizio del conflitto innescato dalla Germania. Mussolini è accusato di avere voluto la guerra, ma l’autore dimostra come l’Italia non potesse rimanere fuori da un conflitto di dimensioni mondiali che si sarebbe sviluppato fortemente anche nel Mediterraneo.

Mussolini sapeva dell’impreparazione dell’Italia e dei vertici militari, in particolare temeva legami troippo stretti di alcuni stati maggiori con gli inglesi.

Nel 1940 La Germania era vittoriosa su tutti i fronti: avevano occupato gran parte dell’Europa e si dichiaravano pronti ad invadere l’Inghilterra.
Non c’era altra scelta che allearsi con chi era già vittorioso, dicono alcuni studiosi e afferma il giornalista e storico Gianfredo Ruggiero, autore del testo

Hitler guardava con interesse al Sud Tirolo italiano e a uno sbocco sul mar Adriatico attraverso l’annessione della pianura padana. Mel 1939 Mussolini fece edificare al confine con l’Austria il Vallo Alpino, un sistema difensivo per fronteggiare una possibile invasione da parte della Germania. Hitler , in caso di neutralità dell’Italia avrebbe avuto lo stesso comportamento ostile che ha dimostrato contro la Spagna, rimproverata di non avere collaborato con le truppe itali tedesche. La contiguità dei confini avrebbepoturo suggerire ad Hitler di punire l’Italia in modo più rapido ed efficace, vista la distanza.

La opinione pubblica italiana, aveva ampie frange interventiste, dopo i successi tedeschi , interventista. Famosa è una frase attribuita a Mussolini:
«Adesso tutti desiderano sparare il primo colpo di fucile. Il Re, lo Stato Maggiore, i gerarchi.Per quanto paradossale sembri, l’unico pacifista sono rimasto io, io solo!»

Fino al 22 maggio 1939 il Duce aveva cercato di instaurare un rapporto con le potenze democratiche , osteggiato dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Porprio per questo clima contro l’Italia, non venne firmato un accordo anti tedesco.

Scrive l’autore

La diplomazia fascista, infatti, aveva sempre rigettato la politica dei blocchi ideologici contrapposti. Il suo obiettivo era di costituire un direttorio tra le quattro maggiori potenze europee, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Questa soluzione, che avrebbe potuto garantire pace stabilità negli anni a venire, fu volutamente ignorata da Francia e Inghilterra perché avrebbe significato il riconoscimento dello status di potenza militare dell’Italia all’interno dello scacchiere europeo con il conseguente ridimensionamento delle loro pretese egemoniche.

Dopo l’impresa coloniale del 1936 e la partecipazione alla guerra di Spagna del 1939 l’Italia aveva bisogno di un periodo di pace per consolidare la propria economia, completare le riforme istituzionali e rafforzare lo Stato Sociale.

In quel periodo Mussolini non spasimava certo per una nuova avventura militare, per giunta a fianco di un alleato che diffidava e verso il quale avvertiva un’umana antipatia.

Il dramma di Mussolini, con una Nazione né economicamente, né militarmente in condizione di entrare in guerra, consisteva nel come poter evitare o comunque procrastinare un nostro intervento che appariva sempre più ineluttabile.

Le Vere Cause della Seconda Guerra Mondiale. Lo conferma la sua partecipazione alla conferenza di Monaco del 29 settembre 1938 tra Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna la cui presenza è stata fortemente voluta dal primo ministro britannico Chamberlain per tentare di impedire, con l’intermediazione di Mussolini, l’annessione con la forza alla Germania dei Sudeti, obiettivo dichiarato di Hitler.

La mediazione del Duce permise di scongiurare un conflitto che sembrava imminente e tolse dall’imbarazzo Francia e Inghilterra poco propensi ad intervenire militarmente a sostegno della Cecoslovacchia, che fu quindi sacrificata nell’illusione di aver preservato la pace in Europa.

Questa illusione svanì pochi mesi dopo, nel Marzo 1939, quando, nonostante gli accordi di Monaco, le forze armate germaniche presero possesso della restante parte della Cecoslovacchia senza che le altre potenze Europee muovessero un dito.

Questi fatti fecero capire a Mussolini quanto inaffidabili fossero le nazioni democratiche e quanto determinati e pericolosi erano invece i tedeschi.

Allo scoppio delle ostilità Mussolini non si perse d’animo e tentò di organizzare il “blocco dei neutrali”, il fronte neutralista dei paesi balcanici e danubiani che insieme alla Turchia guardavano all’Italia come alla potenza che avrebbe potuto guidare un’alleanza di tutti gli Stati europei, compresa la Spagna, che intendevano restare fuori dal conflitto.

Il progetto fallì quando Hitler, che in un primo momento sembrò disinteressato, si rese conto che la leadership del Blocco avrebbe significato per l’Italia l’egemonia su un territorio che la Germania voleva invece acquisire alla propria sfera d’influenza.

Allo scoppio del conflitto, Mussolini s’invento la formula della “non belligeranza”, che gli permise di rimanere fuori dal conflitto per un quasi un anno, nella speranza che la guerra nel frattempo si concludesse.

A spingere Mussolini verso la guerra fu infine la decisione inglese, nel febbraio 1940, di estendere l’embargo alle navi tedesche che trasportavano il carbone destinato all’Italia (indispensabile per una nazione industrializzata come la nostra), e proponendosi si sostituirlo con quello inglese in cambio di forniture di armi e munizioni.

Alla risposta negativa da parte italiana (la fornitura all’Inghilterra di armamenti sarebbe stata una palese violazione della neutralità, e avrebbe esposto l’Italia all’inevitabile reazione tedesca), l’Inghilterra mise in atto il blocco impedendo l’approdo dei trasporti navali sulle nostre coste e confiscandone il carico.

La pretesa inglese di scambiare il suo carbone con armi e munizioni italiane dopo aver bloccato i rifornimenti dalla Germania, che si configurava come un vero e proprio ricatto, fu l’ultimo atto di protervia che spinse Mussolini a rompere gli indugi e a entrare in guerra a fianco di Hitler allo scopo, si badi bene, non di condividere gli obiettivi tedeschi, bensì per liberare il Mediterraneo dal dominio inglese (la cosiddetta guerra parallela).

L’affermazione che ci sentiamo ripetere da ottant’anni: “Mussolini ha trascinato l’Italia in guerra” si svela ora in tutta la sua totale infondatezza.

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